Referendum 8-9 giugno, è scontro: polemiche dopo l’invito all’astensione

Il dibattito politico in vista dei referendum dell’8 e 9 giugno si è infiammato, ma non sui contenuti dei quesiti. La polemica si è spostata tutta sulla partecipazione al voto, con l’invito all’astensione lanciato da esponenti della maggioranza che ha scatenato un’ondata di critiche da parte delle opposizioni. Un “boicottaggio” della democrazia, secondo molti, un tentativo di indebolire la consultazione popolare su temi cruciali.

La preoccupazione principale, infatti, non riguarda solo l’esito dei referendum, ma il raggiungimento del quorum, che appare sempre più incerto. L’astensionismo crescente, certificato anche dalle recenti amministrative in Trentino-Alto Adige, è un fantasma che aleggia sulla scena politica, spaventando anche chi sostiene i quesiti referendari. “Centrare l’obiettivo è difficile”, ha ammesso il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, da tempo in prima linea sulla questione della cittadinanza.

Nonostante le divisioni, alcune forze politiche continuano a promuovere attivamente il voto. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha ribadito la necessità di partecipare: “Chiediamo a tutti e tutte di andare a votare. I cittadini hanno un’occasione di far valere la dignità e la sicurezza del lavoro”. Il PD sta valutando la possibilità di un’assemblea nazionale per riaffermare il sostegno ai cinque sì, ma la data potrebbe essere fissata solo dopo il voto.

Il fronte delle opposizioni è compatto nel condannare l’invito all’astensione. Giuseppe Conte, pur mantenendo una certa cautela sul quesito legato alla cittadinanza, ha sottolineato: “Quando chi governa invita i cittadini a non votare, significa che vuole aggravare la crisi della nostra democrazia. Noi abbiamo bisogno di tanta partecipazione su tutti i quesiti”. Riccardo Magi di +Europa è stato ancora più duro, definendo “vergognoso e illiberale” l’appello del ministro Tajani, accusandolo di aver “imparato da Orban” a minare i principi democratici. “È un insulto al Presidente della Repubblica – ha aggiunto – e a tutti quei cittadini che hanno firmato per portare avanti i quesiti”.

Anche Maurizio Landini ha invocato le parole del Capo dello Stato in occasione del 25 aprile, sottolineando come “la partecipazione sia l’essenza della democrazia”. A suo avviso, “che il partito della Presidente del Consiglio inviti a non votare è una scelta pericolosa e un grave errore politico”.

Lo sfondo della legge elettorale

Parallelamente, si è riacceso il dibattito su una possibile riforma della legge elettorale. Alcune voci parlano di confronti in corso tra maggioranza e opposizioni, ma le smentite sono immediate. “Non c’è stato nessun contatto”, afferma la leader del PD. Il presidente del M5S è altrettanto chiaro: “Non abbiamo ricevuto alcuna proposta. Quando ci sarà, la valuteremo”.

Angelo Bonelli sospetta che il rilancio del tema elettorale serva a “distrarre l’opinione pubblica dai nodi reali come il lavoro e i salari bassi. Forse Meloni teme che emergano tensioni anche all’interno della sua maggioranza”.

La battaglia per la partecipazione al voto è quindi aperta, con le opposizioni che vedono nell’astensione un attacco alla democrazia e la maggioranza che, con il suo invito, sembra puntare a un risultato diverso. Il destino dei referendum, e forse qualcosa di più, è nelle mani degli elettori.

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