Quirinale-Lega, nuovo scontro sul decreto Infrastrutture: il ponte sullo Stretto e i controlli antimafia

La costruzione del Ponte sullo Stretto scatena un acceso braccio di ferro tra il governo e il Quirinale, con il decreto Infrastrutture varato lunedì scorso al centro della disputa. L’oggetto del contendere è l’articolo, poi rimosso su richiesta del Presidente della Repubblica, che prevedeva l’affidamento dei controlli antimafia sull’opera a una struttura speciale del Viminale, guidata da un prefetto e in deroga alle norme ordinarie.

Secondo fonti del Quirinale, la norma controversa sarebbe stata inserita “poche ore prima” della riunione del Consiglio dei ministri, non figurando nel testo preventivamente trasmesso al Colle. Il Presidente Mattarella, richiamandosi al rigoroso sistema di controlli già previsto per opere di rilevanza strategica, ha quindi chiesto e ottenuto la rimozione del passaggio. “La procedura speciale – spiega una nota del Quirinale – è stata finora utilizzata solo per emergenze particolari (terremoti, Olimpiadi) e contempla deroghe alle norme antimafia ordinarie che non si ritengono giustificate per un’opera come il Ponte di Messina”.

La reazione del governo, e in particolare della Lega, non si è fatta attendere. Il ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, ha annunciato che chiederà di reinserire “il rafforzamento dei controlli antimafia sul ponte” durante la conversione in legge del decreto, coinvolgendo anche i ministeri dell’Economia, della Difesa e della Giustizia. “Un’opera così importante – afferma il Carroccio – merita il massimo dell’attenzione, per garantire legalità e trasparenza alle migliaia di imprese e ai 100mila lavoratori coinvolti”.

Il vicepremier Salvini ha ulteriormente inasprito i toni, durante un sopralluogo a Genova, dichiarando che chiederà “più poteri per il Viminale e le prefetture, affinché vigilino senza sconti su qualsiasi tentativo di infiltrazione”.

Il Quirinale, intanto, ribadisce che il decreto, privo dell’articolo contestato, è già stato firmato dal Presidente e inviato alle Camere per l’avvio dell’iter di conversione.

Il braccio di ferro si sposta ora in Parlamento, dove si preannuncia un acceso dibattito. Il centrosinistra e le associazioni ambientaliste si dicono pronti a opporsi a qualsiasi tentativo di “blitz” che possa eludere le direttive europee in materia di habitat protetti.

Palazzo Chigi si trova quindi di fronte a un bivio: cedere alle richieste del Quirinale sul tema dei controlli antimafia, oppure insistere sulla procedura speciale, ritenuta dal governo garanzia di una vigilanza ancora più stringente.

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