“Qui c’è chi dissemina mine…” Ora Conte cerca voti al Senato

Dopo aver incassato la fiducia alla Camera con 321 voti a favore, 259 contrari e 27 astenuti, oggi Giuseppe Conte è chiamato a superare l’esame al Senato.

I numeri sembrano essere risicati: la situazione potrebbe essere più in bilico e dunque non sono escludere colpi di scena, soprattutto se Italia Viva deciderà di votare contro piuttosto che astenersi. Il premier è intervenuto a Palazzo Madama per cercare di convincere i responsabili a votare la fiducia e dunque per restare a Palazzo Chigi fino al 2023. Ha iniziato il suo discorso mettendo le mani avanti sulla gestione dell’emergenza Coronavirus: “Abbiamo operato i delicati bilanciamenti degli interessi costituzionali di volta in volta coinvolti, con il massimo scrupolo e con la massima attenzione, nella consapevolezza delle conseguenze di immane portata che si sarebbero prodotte nella vita dei singoli e per il futuro della nostra comunità“.

Non sono mancati toni polemici nei confronti di Italia Viva, anche se Matteo Renzi e il suo partito non sono mai stati citati in maniera esplicita. Ovviamente l’avvocato ha fatto riferimento al ritiro della delegazione di Iv annunciato in conferenza stampa nonostante il tentativo di sintesi e mediazione messo in atto dal capo dei giallorossi: “La crisi ha provocato sgomento e danni, quel clima di fiducia non si può recuperare. È una crisi che avviene in una fase cruciale del nostro Paese, quando ancora la pandemia è in pieno corso. Tante famiglie che ci stanno guardando in questo momento stanno soffrendo per la perdita dei propri cari. Confesso, lo devo dire, di avvertire un certo disagio“. Ha risposto stizzito alle accuse di immobilismo e di correre troppo, di accentrare i poteri e di non avere il coraggio di decidere: “Vi assicuro che è complicato, molto complicato governare in queste condizioni, con chi continuamente dissemina mine sul percorso comune e mira a logorare un equilibrio politico pazientemente raggiunto dalle forze di maggioranza“.

L’appello di Conte

Il presidente del Consiglio ha rivendicato la nascita del governo giallorosso, fondato su un’alleanza tra formazioni politiche “provenienti da storie, esperienze, culture di differente estrazione, che per giunta in passato si erano anche contrapposte delle volte anche in maniera aspra“. Ma a suo giudizio “il convinto ancoraggio ai valori costituzionali” ha fatto da collante, così come è stata fondamentale la vocazione europeista che ha consentito all’Italia “di tornare protagonista nello scenario europeo e di contribuire a fare recuperare alla medesima all’Unione europea il ruolo di leadership che le spetta nel contesto geo-politico internazionale“.

Con la crisi che si è innescata però serve una maggioranza solida per poter andare avanti. Ecco perché ha lanciato un appello ai voltagabbana (magicamente diventati “costruttori”) presenti al Senato: “C’è la possibilità tra le forze parlamentari di operare una convergenza di proposte riformatrici, concrete su cui orientare per il rilancio del Paese, l’azione futura del governo, per realizzare le riforme e gli interventi per consentire all’Italia di percorrere un sentiero di crescita”.

In sostanza ha ripetuto quanto detto nelle scorse ore, senza fare alcun mea culpa sull’operato del governo in questi mesi di pandemia: “Vado a testa alta non per arroganza, ma per la consapevolezza di chi ha operato con tutte le energie fisiche e intellettive per poter offrire la migliore protezione possibile alla comunità internazionale”. Nella giornata di ieri Conte è finito nel mirino per aver giudicato i ristori del tutto proporzionati alle perdite subite dalle attività colpite dalle restrizioni. “Non intendevo dire che i ristori sono sufficienti a compensare le perdite subite”, ha voluto specificare.