Quel maresciallo distratto che spiava il deputato

Un maresciallo singolarmente distratto; e una pm con un legame familiare che forse poteva indurla a non occuparsi del caso.

Intorno al caso Palamara le stranezze continuano a venire a galla: e riguardano in particolare la disinvoltura con cui il Gico della Guardia di finanza ha intercettato col suo trojan le conversazioni di Luca Palamara anche quando avvenivano con Cosimo Ferri, deputato di Italia Viva e come tale coperto dall’immunità parlamentare. Una irregolarità che renderebbe nulle tutte quelle intercettazioni ma che finora i legali di Palamara hanno cercato invano di vedere riconosciuta.

Ad andare all’attacco è adesso Luigi Panella, legale di fiducia di Ferri, che ha sporto denuncia per abuso d’ufficio in relazione alla intercettazione della riunione notturna del 9 maggio 2019. Secondo la Procura di Perugia, e anche secondo una sentenza delle sezioni unite della Cassazione, l’intercettazione fu casuale perché era imprevedibile che tra i partecipanti alla riunione ci fosse anche Ferri.

La Procura di Roma in seguito alla denuncia di Ferri ha aperto una indagine contro ignoti ma ne ha poi chiesto l’archiviazione. Nei giorni scorsi il deputato renziano si è opposto all’archiviazione dimostrando, dati alla mano, che alle 18,42 dell’8 maggio il maresciallo Gorrea della Guardia di finanza ascoltò la trascrizione (numero 187) di un dialogo tra Palamara e l’allora consigliere del Csm Luigi Spina in cui si preparava la riunione notturna e si diceva chiaramente che avrebbe partecipato anche «Cosimo», che gli investigatori sapevano bene essere Ferri. Gli inquirenti hanno sostenuto che in ogni caso non ci sarebbero stati i tempi tecnici per disattivare il trojan inoculato sul cellulare di Palamara: ma la difesa di Ferri ha dimostrato, tabulati alla mano, che in altre occasioni il sistema era stato «spento» a distanza anche in tempi più brevi.

Ora sulla opposizione di Ferri dovrà esprimersi il giudice. Ma la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura presenta un dettaglio curioso: titolare del fascicolo è il pm Rosalia Affinito, moglie dell’ufficiale dei carabinieri Maurizio Graziano. La Affinito nella sua richiesta sottolinea la quantità di contatti intrattenuti da Palamara. Ma dalle chat emerge che anche suo marito, il colonnello Graziano, si era rivolto più di una volta a Palamara.