Quel “corridoio verde” di braccianti marocchini: “Serviva la maxi sanatoria di immigrati?”

Due voli charter da 284 operai agricoli provenienti da Casablanca: è partito così il primo corridoio verde tra Italia e Marocco. La compagnia aerea Alba Star ha ottenuto l’autorizzazione ai viaggi, ma i lavoratori extracomunitari dovranno rispettare il periodo di quarantena di 14 giorni prima di rendersi operativi nelle aziende agricole.

Una mossa targata Confagricoltura L’Aquila, che ha pensato di risolvere così i problemi relativi alla manodopera agricola specializzata a livello locale. La richiesta era stata avanzata da 40 aziende della Piana del Fucino e da un’azienda della provincia di Vicenza, con gli imprenditori agricoli che si sono fatti carico della spesa di 400 euro per ogni lavoratore. Il tutto pur di far tornare nel nostro Paese gli operai marocchini rimasti bloccati a causa dell’emergenza Coronavirus. E come se non bastasse, nel frattempo il governo non ha perso tempo per regolarizzare gli immigrati irregolari. Nessuna mossa invece per integrare gli italiani – in forte difficoltà economica – nel mondo agricolo.

Si tratta di un’operazione riuscita dopo due mesi di lavoro costante e intenso, in seguito ai quali all’organizzazione agricola provinciale è stato dato il via libera dal Ministero degli Affari esteri e l’impegno dell’Ambasciata italiana in Marocco per il nulla osta. La questione di fondo è ben precisa: le aziende orticole – specialmente in questo periodo – hanno bisogno di manodopera qualificata con oltre 20 anni di esperienza in tali aziende. Non è infatti destinata alle mere operazioni di raccolta, “ma di alto livello come il controllo in campo dei trattamenti, la gestione delle macchine agricole o le operazioni di irrigazione“. Il direttore Stefano Fabrizi ha spiegato che rappresentano un tassello fondamentale per la zona: “Qui servono almeno 2.500-3mila lavoratori agricoli“. Resistenza a lavorare alle alte temperature del periodo estivo, capacità di svolgere l’attività con agilità e non avere allergie a punture di insetti: siamo sicuri che gli italiani non rispettino questi requisiti? “Ci sono moltissimi italiani che sono in grado di sposare questi parametri, ma perché si continua a favorire solo la manodopera straniera?“, si chiede un operatore del mondo agricolo.

La Piana del Fucino

Una vera e propria formazione professionale che gli operai provenienti dal Marocco sono stati in grado di acquisire progressivamente grazie all’esperienza nelle aziende italiane. Nello specifico la Piana del Fucino è uno dei più grandi orti d’Italia, con ben 15mila ettari di orticole coltivate in pieno campo come insalate, finocchi, patate e spinaci. Un’agricoltura intensiva che viene praticata da aziende professionali di alto livello. Nonostante per gli inizi di giugno è prevista la riapertura a regime degli scambi con il Marocco, è stato già organizzato un terzo volo charter che dovrebbe arrivare la prossima settimana.

Un ulteriore volo con circa 50 lavoratori, con destinazione Malpensa, è stato attivato in collaborazione con l’Ice. Inoltre è ancora aperta la trattativa con il governo: si sta portando avanti una serie di dialoghi per tentare di riuscire a consentire ai lavoratori la cosiddetta quarantena attiva. In questo modo potrebbero continuare a lavorare in campagna dove gli spazi permettano di garantire distanziamenti superiori a quelli ristretti del domicilio e delle attività quotidiane.

Dubbi sulla sanatoria

Il mondo agricolo si è spaccato sulla maxi regolarizzazione dei lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno o con documento scaduto voluta da Teresa Bellanova. Semplificazione del voucher agricolo e collaborazione con Paesi come la Romania: la richiesta della Coldiretti era stata chiara. “Non per tutti i lavori in agricoltura ci si può improvvisare, ma per la maggior parte serve manodopera formata e qualificata, dalla potatura alla guida dei mezzi agricoli“, ha affermato il presidente Ettore Prandini. Risulterebbe molto importante anche l’apertura di corridoi verdi per far arrivare gli stagionali nonostante le restrizioni alle frontiere, consentendo ai braccianti stagionali che hanno un contratto con le aziende italiane di tornare. Effettivamente la scelta del ministro delle Politiche agricole lascia molte perplessità: “Occorre fare attenzione per evitare che l’eventuale sanatoria sia rivolta a persone non abituate a lavorare in un contesto agricolo“.

La priorità ribadita da Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, è quella di poter lavorare con gli stessi braccianti che già da anni collaborano: “In agricoltura non si improvvisa“. La strategia dell’organizzazione prevede da una parte strumenti più flessibili per assumere lavoratori a tempo determinato, dall’altra piattaforme per assumere come stagionali anche persone che beneficiano del reddito di cittadinanza. Proprio su questo punto si è aperto uno scontro. Sicuramente la regolarizzazione è necessaria per combattere il caporalato e la concorrenza sleale nella filiera agricola, ma i dubbi da chiarire sono diversi, come quello degli alloggi. “Lo Stato deve farsi carico di queste persone che con un contratto regolare possono venire a lavorare in campagna, non possono rimanere nei ghetti“, fa notare Giansanti. Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna, ha sottolineato che sarebbe importante impiegare i percettori del Rdc per far fronte al problema della mancanza dei lavoratori stagionali: “Il problema resta e va trovata una soluzione al più presto. Stiamo continuando a cercare manodopera, per reperirla è necessario anche un minore carico burocratico“.

Polemiche contro il governo

Sono molti gli agricoltori bolognesi che hanno usufruito di Agrijob, una piattaforma ideata da Confagricoltura che mette in contatto datori di lavoro e candidati: “Nel nostro territorio sono già impegnati nei campi diversi lavoratori italiani“. Non mancano le polemiche contro il governo, accusato di aver messo in campo una sanatoria del tutto inutile. Un operatore del mondo agricolo, che vuole mantenere l’anonimato, ha espresso sconcerto per le decisioni prese dall’esecutivo giallorosso: Abbiamo chiesto voucher e corridoi verdi, non capisco perché il governo abbia spinto così tanto per portare avanti una maxi regolarizzazione. Anche lui – contattato in esclusiva da ilGiornale.it – ha confermato che ormai serve manodopera altamente qualificata, perché non è più il tempo del bracciante che resta curvo sulla terra: “Ecco perché fare una sanatoria indiscriminata non risolve il nostro problema. Semplicemente si andrà ad allargare la platea di lavoratori che però non rappresenta la soluzione“. Pertanto l’auspicio è che gli italiani possano tornare ad avvicinarsi al mondo agricolo, grazie a una virata sulle politiche per una maggiore inclusione nelle filiere: “Sfatiamo il mito dell’italiano che non vuole lavorare nei campi. Con una paga ben retribuita e un monte orario umano, sono sicuro che anche i nostri connazionali accetterebbero senza alcuna esitazione. Ce ne sono molti in difficoltà economica, magari anche più esperti di qualche immigrato regolarizzato. Però perché loro devono restare a casa?“.

C’è chi ha sferrato un durissimo attacco nei confronti del governo guidato da Giuseppe Conte: “Se i nostri governanti avessero un po’ di cervello, manderebbe a lavorare nei campi chi prende il reddito di cittadinanza. Non solo aiuterebbero gli agricoltori, ma lavorerebbero anche perché i soldi non piovono dal cielo“. Non è mancata neanche la rabbia verso le lacrime di commozione versate da Teresa Bellanova nel corso della conferenza stampa di ieri sera per presentare il dl Rilancio: “Fa pure la lacrimuccia. Non è detto che siano necessari solo operatori stranieri. Non capisco perché la manodopera agricola debba essere per forza estera“.