Putin in difficoltà: il parere degli esperti sulle sue ultime mosse

Putin ha annunciato la mobilitazione militare parziale, e per qualcuno è un segno di difficoltà da parte del Presidente della Federazione russa. Inoltre, nel caso intendesse davvero usare armi nucleari in Ucraina, rischierebbe di essere deposto.

Il parere degli esperti: Putin in difficoltà, ma sempre minaccioso

Di tutto questo ne sono convinti gli esperti Marc Galeotti e Jan Bremmer, che in due interviste a la Repubblica e al Corriere della Sera hanno spiegato che il presidente russo si troverebbe in un vicolo cieco, anche se ciò non lo rende meno minaccioso.

“Sulle minacce nucleari per ora sta bluffando” afferma Galeotti, professore all’University College London e membro del think tank di Difesa britannico “Rusi”.

“Ma è in una posizione molto difficile.

Qualora dovesse ricorrere ad armi atomiche, rischierebbe l’ammutinamento e comunque la reazione della Nato contro la Russia esploderà a Kaliningrad e nel Baltico. E sarà guerra aperta tra Occidente e Mosca“.

La mobilitazione militare parziale e la minaccia del nucleare

Con la mobilitazione militare parziale Putin “ha rotto un implicito patto con la sua popolazione, e cioè: la mia guerra non toccherà la vostra vita quotidiana. Ora, invece, sono molti i russi coinvolti, direttamente o indirettamente.

Non potranno più essere indifferenti”.

Inoltre, se Putin ordinasse un attacco nucleare, alcuni dei suoi generali potrebbe rivoltarsi e sarebbe “l’inizio della fine”. Tra l’altro, l’Occidente risponderebbe “con devastanti attacchi, non nucleari, contro obiettivi russi. Per esempio, contro le loro navi da guerra nel Mar Baltico. O bloccando e aggredendo l’exclave di Kalininrad. Certo, non vedremo le truppe Nato marciare verso Mosca. Ma sarà guerra aperta tra i due blocchi.

A quel punto, l’Occidente farà di tutto per un cambio di regime al Cremlino: Putin sarà diventato troppo pericoloso e bisognerà rimuoverlo o eliminarlo, a tutti i costi. Anche le élite russe lo sanno bene”.

Gli esperti: “il fattore interno peserà sulla dinamica della guerra”

Il politologo Bremmer, fondatore di Eurasia Group, invece prospetta “un’enorme opposizione alla decisione di arruolare 300 mila civili. Il presidente russo potrebbe trasformare la Russia in uno Stato di polizia. Farà incarcerare ancora più cittadini e li terrà dentro. Il punto è che questa pressione domestica minerà la sua capacità di guidare il Paese e quindi di restare al potere. Il dissenso potrebbe diventare rapidamente rivolta aperta. E per il Cremlino potrebbe mettersi male”. 

Sebbene saranno necessari 3 o 4 mesi prima che la mobilitazione militare si metta effettivamente in moto, “il fattore interno peserà anche sulla dinamica della guerra. Cosa che non è avvenuta negli scorsi sei mesi. La mobilitazione dovrà dare risultati tangibili sul campo di battaglia”.