“Pronti all’invasione”. Carri armati fuori dalla città, l’annuncio ufficiale sull’imminente incursione
Un nuovo capitolo si apre nel conflitto in Medio Oriente, con un’operazione militare che si annuncia tra le più dure e complesse degli ultimi mesi. L’esercito israeliano ha infatti dispiegato un imponente schieramento di forze lungo il confine settentrionale della Striscia di Gaza, segnale chiaro dell’imminente offensiva volta a conquistare il cuore della città di Gaza. Le fonti militari parlano di un’operazione graduale, destinata a protrarsi per mesi, che potrebbe segnare un punto di svolta nelle dinamiche della guerra.
Secondo quanto riportato dal sito israeliano Ynet, l’operazione prende il nome di “Carri di Gedeone 2” e vedrà impegnate centinaia di carri armati, mezzi corazzati e bulldozer, con le unità di fanteria regolari incaricate di guidare l’incursione. Attorno alla città si trovano già le brigate speciali che fungeranno da supporto, mentre i vertici militari avvertono che la battaglia potrebbe durare almeno tre o quattro mesi. Una valutazione che tiene conto della resistenza prevista: Hamas, secondo gli analisti, non si arrenderà facilmente.

Israele, tank ammassati alle porte di Gaza City: “Pronti all’invasione”
Le stime parlano di migliaia di miliziani ancora trincerati nel centro di Gaza e nei campi di sfollati che circondano l’area di al-Mawasi. Lì, in un contesto di devastazione e precarietà, gli uomini del movimento islamista avrebbero costruito le loro difese in vista di un assedio prolungato. La prospettiva, dunque, è quella di scontri violenti in un contesto urbano estremamente complesso, che rischia di moltiplicare le vittime civili e aggravare ulteriormente la crisi umanitaria in corso.

Parallelamente, l’Idf ha rinnovato l’ordine di evacuazione per i residenti dell’area portuale di Gaza City e del quartiere di Rimal. Il portavoce militare Avichay Adraee, con un messaggio diffuso in lingua araba sul suo profilo X, ha avvertito che la torre nota come Unknown Soldier Tower sarà presto colpita, poiché al suo interno o nelle vicinanze sarebbe presente “un’infrastruttura terroristica di Hamas”. Lo stesso comunicato ha invitato la popolazione a spostarsi verso sud, nella cosiddetta zona umanitaria di Muwasi.


Non si tratta di un caso isolato: nei giorni scorsi l’aviazione israeliana aveva già bombardato altri edifici simbolici, come l’Al-Kawthar e la Mahna Tower, nel quartiere di Tel al-Hawa. Una di queste strutture ospitava persino un magazzino dell’Istituto di Archeologia, segno di come la guerra stia colpendo non solo i centri abitati ma anche patrimoni culturali e infrastrutture civili. Le nuove evacuazioni, però, sollevano nuovamente interrogativi sulle possibilità reali di mettere in salvo la popolazione, già allo stremo dopo mesi di assedio e bombardamenti.
Con l’avanzata di “Carri di Gedeone 2” e la minaccia su Gaza City, la situazione appare destinata a precipitare ulteriormente. Le prossime settimane saranno decisive non solo dal punto di vista militare, ma anche per comprendere quanto la comunità internazionale sarà in grado di incidere, tra richieste di tregua umanitaria e tentativi di mediazione che finora non hanno fermato la spirale di violenza.