Professore sotto accusa per il post contro la figlia di Meloni: identificato l’autore

Un professore napoletano al centro di un caso che scuote l’Italia, tra indignazione e polemiche sulla condotta dei docenti sui social


Un messaggio inquietante, che ha scatenato un’ondata di sdegno in tutta Italia, ha finalmente trovato il suo autore. Si tratta di Stefano Addeo, professore di lingua tedesca in un istituto superiore della provincia di Napoli, che avrebbe scritto direttamente un commento offensivo e minaccioso rivolto alla figlia di Giorgia Meloni, in relazione alla tragica morte di Martina Carbonaro ad Afragola.

L’episodio ha avuto inizio con un post su Instagram, in cui si associava la sorte della giovane vittima di femminicidio a quella della piccola figlia della premier, di soli 7 anni. Una frase agghiacciante, firmata con nome e cognome, che ha immediatamente suscitato reazioni di sdegno e condanna da parte del mondo politico e dell’opinione pubblica. La rete ha fatto girare rapidamente uno screenshot del messaggio, e le autorità si sono attivate per risalire all’autore.

L’identità dell’autore è stata svelata dalle indagini: si tratta di Stefano Addeo, nato nel 1960, docente di lingua tedesca presso un liceo statale della provincia di Napoli. Secondo fonti investigative, sarebbe stato lui a scrivere il commento, senza l’intervento di hacker o accessi esterni, utilizzando un profilo social attivo da tempo, con foto personali, contenuti riconducibili alla sua identità e con interazioni politiche molto accese.

Risposte provocatorie e comportamento inaccettabile
Non solo il messaggio non è stato rimosso immediatamente, ma Addeo avrebbe anche risposto ai commenti di chi lo criticava, difendendo il proprio gesto e aggravando ulteriormente la sua posizione. La condotta del docente ha suscitato scalpore e preoccupazione, alimentando il dibattito sulla responsabilità degli insegnanti sui social media.

La reazione della premier Giorgia Meloni
Durissima la replica di Giorgia Meloni, che ha commentato: “Questo non è scontro politico. Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore”. La premier ha condannato fermamente il gesto, sottolineando come episodi del genere siano inaccettabili in una società civile.

Interventi del ministro Valditara
Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha espresso parole di condanna e ha annunciato sanzioni per i docenti che si comportano in modo indegno. In una nota ufficiale, ha ricordato il ruolo fondamentale degli insegnanti non solo nell’educazione ai saperi, ma anche nel trasmettere valori di rispetto e responsabilità.

“Gli insegnanti devono essere esempio di decoro e dignità”, ha affermato Valditara, annunciando che il Ministero è pronto a intervenire con provvedimenti disciplinari contro chi si macchia di comportamenti inappropriati sui social. La sua dichiarazione sembra indirizzata chiaramente al professore napoletano, già identificato come Stefano Addeo.

Il ruolo sociale degli insegnanti e la necessità di responsabilità
Il ministro ha anche rivolto un appello alla comunità scolastica, sottolineando che la maggioranza degli insegnanti si distingue per atteggiamenti esemplari. La vicenda ha riacceso il dibattito sulla condotta pubblica degli educatori e sulla necessità di preservare la credibilità della scuola.

Le indagini continuano
Le autorità stanno proseguendo le verifiche, con la Polizia postale che sta analizzando ulteriori elementi. La vicenda ha aperto un nuovo fronte nella lotta contro l’odio online, e si attende un intervento deciso per tutelare il rispetto e la dignità di tutte le persone coinvolte.

Solidarietà e clima di allarme
Numerosi esponenti politici, di maggioranza e opposizione, hanno espresso vicinanza alla premier e condannato fermamente il gesto. La vicenda ha riacceso il dibattito sulla necessità di sanzioni esemplari e di un’attenzione maggiore alla condotta dei soggetti che rivestono ruoli pubblici e di responsabilità educativa.


Il caso non è ancora chiuso: le prossime settimane saranno decisive per capire quali provvedimenti verranno adottati e come la scuola e le istituzioni affronteranno questa grave emergenza di civiltà.

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