Prete preso a bastonate dopo un rimprovero

 

È ancora scosso don Gregorio Baryn, dopo l’episodio di violenza di cui è stato vittima. Domenica sera, intorno alle 22.00, davanti alla chiesa di Livorno di cui è vice parroco, la Santissima Annunziata dei Greci, si è avvicinato ad alcuni ragazzi invitandoli a tornare a casa, vista anche l’ora, per non violare il “coprifuoco”. Per tutta risposta è stato offeso, picchiato e colpito con un bastone. Così, come racconta il sacerdote, è avvenuta l’aggressione: “Prima mi hanno dato un pugno in faccia e poi legnate con un bastone sulla testa e sul corpo, cercavo di ripararmi dalle botte e non ho capito neppure con sicurezza quanti fossero. Visto il buio non sono riuscito a vederli bene in viso”. Solo il provvidenziale intervento di due passanti ha evitato il peggio, con il gruppetto (erano almeno cinque) che si è dato alla fuga.

Da “prete di strada”, come si definisce, don Gregorio ha già fatto sapere che continuerà a occuparsi dei ragazzi ed ai violenti rivolge un accorato appello: “La violenza non porta da nessuna parte, servono dialogo e confronto. Si può perdere anche la pazienza ma non si deve mai ricorrere alla violenza, solo con il dialogo e la reciproca comprensione si possono risolvere i problemi”. Per cercare di approfondire questa brutta storia abbiamo parlato con il parroco, don Raffaello Schiavone.

Don Raffaello, che giudizio si è fatto di quanto è accaduto?

Prima di tutto vorrei dire che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono tanti bravi ragazzi che frequentano i nostri spazi e si comportano benissimo. Tra loro alcuni frequentano la chiesa, ma ce ne sono anche tanti che non lo fanno. Del resto noi siamo aperti a tutti. La cosa più importante, a mio parere, è cercare di intercettare uno ad uno quei ragazzi violenti, parlare con loro fuori dal branco.

Vuole dire che all’interno del branco sono diversi da come appaiono fuori?

Sì, nel branco è difficile instaurare un dialogo con loro, quando sono in gruppo tendono a voler dimostrare la loro forza, ad affermarsi in qualche modo.

Oltre a cercare di instaurare un dialogo cosa potrebbe essere utile per aiutare questi

giovani?

Sicuramente ci vorrebbero delle presenze continue nei nostri spazi di aggregazione. Avere dei campi da gioco o altre strutture abbandonate a se stesse, non aiuta. Poi serve anche una collaborazione fra le varie agenzie educative. È giusto ed è importante che ci siano degli spazi dove i giovani possono andare ma è fondamentale coinvolgere di più gli adulti, a partire dalle famiglie dei ragazzi. Pensi che, dopo questo brutto episodio, nessuno dei familiari dei giovani coinvolti si è fatto vivo con noi.

Come si comportano normalmente i ragazzi che frequentano i vostri spazi?

Giocano a calcio, ma fin lì non c’è nulla di male, anche se a volte gettano il pallone nei vicini orti e danneggiano il lavoro di chi li coltiva. Poi bestemmiano, senza avere il minimo rispetto del luogo in cui si trovano. Altri invece semplicemente bivaccano, hanno scelto questo posto come luogo di ritrovo. La cosa importante, a mio avviso, sarebbe che gli adulti venissero coinvolti e riuscissimo a fare, con loro, un gioco di squadra per il bene dei loro figli, ad esempio dando anche dei messaggi volti a incoraggiare chi tradisce la logica del branco. Un messaggio educativo davvero importante. I ragazzi non vanno lasciati soli.

 

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