Pignoramenti a chi non paga. Il governo cade dalle nuvole

Sarebbe passata sotto silenzio, affogata nelle pieghe della legge di bilancio, se due giorni fa una notizia del Sole24Ore non l’avesse portata alla luce.

L’aggressione ai conti correnti degli italiani è la svolta che il governo giallorosso vuole imprimere per portare nelle casse dei Comuni le multe che i sistemi tradizionali non riescono a incassare: e si tratta, va ricordato, di sanzioni spesso ingiustificate, contestabili, a volte addirittura già pagate e gravate da interessi quasi usurari. Ma il governo vuole consentire il pignoramento immediato dei beni degli insolventi a partire dai depositi bancari.

«Non ne sapevo niente», è il singolare commento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quando ieri gli viene chiesto conto della innovazione. Che il provvedimento sia stato preparato e inserito nella manovra economica è però un dato di fatto. Il cuore dell’operazione consiste nella modifica del sistema di riscossione dei tributi comunali, che esonera gli enti locali dall’obbligo di chiedere l’emissione delle cartelle esattoriali per incassare il gettito dei tributi (Tari, Tarsu, eccetera) e delle multe. Per gli atti emessi a partire dal prossimo 1 gennaio, sarà sufficiente l’avviso di accertamento, che trascorsi sessanta giorni prenderà il valore di titolo esecutivo. E come tale consentirà al (presunto) creditore, ovvero al Comune, di fare scattare il pignoramento sui beni del (presunto) debitore.

A rendere drammatiche le conseguenze della svolta possono contribuire numerosi fattori. Il principale è il sistema delle notifiche, che vengono date sovente per eseguite anche se non vanno a buon fine, per esempio perché il contribuente ha cambiato casa. Questo pericolo verrà aumentato a dismisura dalla nuova norma, visto che per l’avviso di accertamento è sufficiente una semplice raccomandata. La conseguenza sarebbe che un italiano qualunque potrebbe ritrovarsi sequestrati centinaia o migliaia di euro per multe di cui non era nemmeno a conoscenza. La seconda criticità segnalata dal Sole è che soprattutto nei piccoli Comuni i versamenti effettuati non vengono registrati, perché le società di riscossione cambiano frequentemente e non sempre si trasmettono le informazioni. Il pignoramento potrebbe scattare anche per multe che il cittadino ha diligentemente pagato.

L’unica incertezza riguarda l’inserimento anche delle multe stradali tra quelle che possono dare luogo al cosiddetto «accertamento esecutivo» e poi al pignoramento. Il testo inserito nella legge di bilancio parla di «entrate tributarie e patrimoniali», definizione che ricomprenderebbe anche le sanzioni per violazioni al codice della strada. Ieri una nota del Senato afferma che il provvedimento non si applica alle multe stradali, ma – ammesso che l’esclusione sia vera e venga confermata – i Comuni potranno comunque andare all’attacco dei conti correnti per tutte le altre loro pretese.

Le speranze di annullamento del provvedimento sono affidate solo alla Camera, perché il disegno di legge al Senato è già all’esame della commissione Bilancio, e il termine per la presentazione degli emendamenti è scaduto tre giorni fa senza che (almeno per quanto se ne sa) nessun gruppo sollevasse obiezioni, forse anche perché l’innovazione era stata infilata nel testo praticamente di nascosto. Il 3 dicembre la manovra passa all’esame dell’aula del Senato, per poi essere trasmessa alla Camera: e lì si vedrà se su questo regalo di Natale ai contribuenti il governo Conte 2 troverà il sostegno della sua maggioranza.