Piantedosi, dove vuole spedire i migranti: lo sfregio alla sinistra

Piantedosi si è arrabbiato ed ora glielo farà capire lui agli spiritosi che cosa succederà con gli sbarchi dei migranti. Il ministro degli interni ha il tono di voce adatto a farsi sentire dai suoi più diretti collaboratori e – raccontano nei corridoi del Viminale – non ha alcuna intenzione di fare retromarcia. Anzi. Gli sbarchi delle ultime ore hanno imposto rapidità di soluzioni a causa del maltempo e non può certo essere solo la Sicilia la meta decisa dagli scafisti del mare.

Le indiscrezioni dagli uffici raccontano anche altro. Da una parte il ministro sta lavorando per convincere i partner europei a dare una mano concreta all’Italia, che fa il suo dovere. Ma poi aggiungono – sottovoce – che al Viminale sono stufi di una categoria che potrebbe essere chiamata “galletti”. Ogni riferimento alla Francia è assolutamente voluto. Ottomila chilometri di coste, se non la si finisce con la demagogia, potrebbero veder coinvolti anche altri territori, altri porti, rispetto alla “consuetudine”.

Abbiamo chiesto ai funzionari ministeriali di chi stanno parlando, quando sillabano “i galletti”. La risposta è immediata, perché c’è chi sabota mentre a Roma si tenta di lavorare. Sono quegli amministratori che tifano apertamente per l’accoglienza, dando sponda ad altri paesi. Il che – si fa notare – oggettivamente non aiuta a rendere visibile un’Italia che pone all’Europa il problema immigrazione in maniera unitaria. Sono quelli che si sperticano in appelli a spalancare le frontiere nello stesso momento in cui l’Italia si sgola a dimostrare di essere allo stremo. E le polemiche degli scorsi giorni con la stessa Francia – a proposito di “Gallia” – stanno a dimostrare che si sta per superare il livello di guardia consentito: l’Italia non può essere il campo profughi d’Europa.