Pfizergate, Ursula trema: la decisione del giudice
Domani la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) emetterà la sua sentenza nel caso “Pfizergate”, il contenzioso legale sollevato dal New York Times per ottenere la pubblicazione degli sms scambiati tra la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il CEO di Pfizer, Albert Bourla, durante la trattativa per l’acquisto di vaccini anti-Covid. Tuttavia, le aspettative di una svolta significativa sono basse, poiché si prevede un rinvio del caso, con gli sms che, con ogni probabilità, non saranno resi pubblici. La Commissione europea, infatti, sostiene di non aver conservato i messaggi, classificandoli come “non rilevanti”.
Nonostante il carattere prevalentemente simbolico della sentenza, l’esito avrà importanti risvolti politici. Un giudizio negativo, anche se solo formale, potrebbe danneggiare l’immagine di von der Leyen, in un momento cruciale in cui si discute la sua possibile candidatura per un secondo mandato alla guida della Commissione europea.
Le ombre sulla gestione della pandemia
Il caso “Pfizergate” rappresenta una delle critiche più feroci sulla trasparenza nella gestione della pandemia da parte della Commissione. La Corte stessa aveva già evidenziato lacune nell’accesso ai dettagli contrattuali dei vaccini, sottolineando omissioni su prezzi e responsabilità in caso di effetti avversi, carichi che, di fatto, ricadevano sui singoli Stati membri.
Un rapporto del Parlamento europeo ha gettato ulteriore luce sui profitti dell’industria farmaceutica durante la pandemia, stimando guadagni per 90 miliardi di dollari tra il 2021 e il 2022, di cui 35 miliardi generati da Pfizer. Questi profitti sono stati resi possibili grazie ai fondi pubblici che hanno coperto gran parte dei rischi, quantificati in 30 miliardi contro i 16 miliardi investiti dalle aziende.
Una trattativa fuori dalle regole
La controversia sugli sms tra von der Leyen e Bourla ha portato alla firma del contratto del maggio 2021, che prevedeva la fornitura da parte di Pfizer di 900 milioni di dosi di vaccino, con un’opzione per altre 900 milioni. La quantità si è rivelata eccessiva, con un numero significativo di dosi rimaste inutilizzate, portando, nel 2023, alla modifica del contratto per ridistribuire le consegne.
Il New York Times, venuto a conoscenza dell’esistenza degli sms nell’aprile 2021, aveva formalmente richiesto l’accesso, ma la Commissione aveva respinto la richiesta, dando il via alla battaglia legale.
Segretezza e audizioni mancate
La Commissione Covid del Parlamento europeo ha investigato il caso, scagionando von der Leyen, ma senza sanzionare Pfizer per il mancato intervento di Bourla in audizione. Durante un’audizione nel novembre scorso, un funzionario ha confermato l’esistenza degli sms, definendoli “appunti” non archiviati ufficialmente.
Nuove polemiche in arrivo
La vicenda si infittisce ulteriormente con le recenti critiche rivolte a von der Leyen per aver noleggiato un aereo privato per un breve volo da Bruxelles a Lussemburgo, giustificato dalla necessità di partecipare a un evento. Questo episodio, avvenuto in un momento delicato, aggiunge ulteriore pressione in vista della sentenza della Corte, che potrebbe gettare una nuova ombra sulla trasparenza delle istituzioni europee e riaccendere il dibattito sulla gestione della pandemia e sui rapporti tra politica e interessi economici.