Permessi di soggiorno in cambio di denaro e regali: in manette una poliziotta e il marito

 

Parma, 22 gen – Concedevano permessi di soggiorno «agevolati» in cambio di soldi e regali. Una storia che intreccia pubblici ufficiali corrotti e business dell’immigrazione ci arriva da Parma. La Polizia di Stato ha attuato una ordinanza cautelare del GIP Mattia Fiorentini su richiesta della magistratura inquirente in danno di dodici persone, di cui due italiani, tutte e a vario titolo coinvolte in un giro di corruzione, mazzette e agevolazione di pratiche legate alla immigrazione. Lo riporta la Gazzetta di Parma.

A capo della organizzazione un quarantunenne di nazionalità indiana, per il quale è stata disposta la carcerazione, mentre ai domiciliari sono stati posti un’assistente capo della Polizia di Stato cinquantaseienne, in servizio proprio presso l’Ufficio Immigrazione della città emiliana e il marito cinquantasettenne.

Un tariffario per i permessi di soggiorno

Le accuse sono pesanti, e vanno dalla corruzione agli atti contrari ai doveri d’ufficio. La poliziotta, proprio sfruttando il suo ruolo nell’ufficio immigrazione, aveva modo di gestire e in alcuni casi, dietro compenso, velocizzare le pratiche presentate da immigrati, come richieste di rilascio o di rinnovo dei titoli di soggiorno stranieri. Il marito della poliziotta si proponeva come mediatore e procacciatore di affari. L’uomo segnalava alla moglie delle richieste specifiche derivanti da immigrati o dall’indiano arrestato che aveva invece assunto il ruolo, a sua volta, di mediatore. Il marito aveva anche escogitato un autentico tariffario, collegando a ogni prestazione un costo distinto. Le prestazioni venivano effettuate in denaro e beni di varia natura.

L’avvio delle indagini

L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dal Procuratore della Repubblica Alfonso D’Avino e dalla Sostituta Procuratrice Arienti, ha preso avvio nel 2019 dopo la dettagliata segnalazione di una utente dell’ufficio immigrazione parmense. Recatasi lì per rinnovare i permessi di soggiorno delle sorelle, era stata ricevuta dalla donna poi indagata. La poliziotta le aveva detto di essere la unica referente nell’ufficio e che avrebbe potuto velocizzare l’iter amministrativo. Le aveva persino dato un numero telefonico da chiamare per avere delucidazioni e risoluzione di problemi nel frattempo sorti. Una autentica agenzia di servizi fraudolenta.

La poliziotta aveva quindi ricevuto i permessi di soggiorno da rinnovare ed erano incorse interlocuzioni tra il marito e la straniera, proprio attraverso l’utenza telefonica fornita in precedenza. Successivamente l’uomo aveva iniziato a tempestare di telefonate la donna straniera pretendendo una remunerazione per aver velocizzato e risolto la pratica amministrativa, ricevendo, però, non solo un netto rifiuto ma anche la segnalazione alle autorità.

Pranzi e vestiti per i permessi di soggiorno veloci

Le indagini, basate anche su intercettazioni telefoniche, hanno portato alla emersione di un autentico tariffario in cui a ogni prestazione per l’ottenimento o la velocizzazione dei permessi di soggiorno veniva ricollegata una determinata tariffa. Si poteva pagare in generi alimentari, pranzi al ristorante, capi di abbigliamento. Oppure in denaro e in questo caso il costo saliva a seconda della difficoltà, della complessità o della lunghezza potenziale dell’iter, oscillando da 400 euro per una pratica molto lenta e complessa a 200 per una pratica semplice.

Fino a 40 pratiche sospette

Gli atti corruttivi in concreto contestati alla coppia sono ben 13 ma si stima che potrebbero essere in totale 40 le pratiche sospette, e nelle intercettazioni sono emersi i commenti e i profili organizzativi della associazione che si serviva di altri intermediari stranieri, finiti indagati, coordinati dal cittadino indiano arrestato. A ciascuno di loro spettava una sorta di provvigione.

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