Paragone smaschera Di Maio: “È un accumulatore di poltrone”

Una decisione che era nell’aria, che però ha scatenato l’ira da parte della base pentastellata. L’espulsione di Gianluigi Paragone dal Movimento 5 Stelle non ha risparmiato critiche verso i vertici, accusati dagli elettori di essere stati eccessivamente intransigenti nei confronti di un senatore che da sempre si è battutto “contro l’élite e l’Europa dei forti”.

La sua “colpa” è stata quella di aver votato contro la legge di Bilancio e di essersi astenuto nel voto sulle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte. Il giornalista ha presentato al collegio dei probiviri una memoria difensiva, giudicata però insufficiente per evitare l’espulsione in quanto non idonea a superare le contestazioni rivoltegli. Ma ha annunciato chiaramente che farà ricorso: “Cari falsi probiviri, cari uomini del nulla, voi avete paura di me perché io ho quel coraggio che voi non avete più. Contro la meschinità del vostro arbitrio mi appellerò”.

L’ormai ex grillino, contattato da Tgcom24, ha duramente attaccato Luigi Di Maio: “È l’uomo che ha accumulato più poltrone di qualsiasi altro”. E si è sfogato contro la decisione: “Quando perdi due elettori su tre, capisci che ti espelle il nulla. Ormai il M5S si è accomodato nel palazzo, è un Movimento che si è messo le pantofole”. Ha confessato che ha ricevuto diversi messaggi di sostegno: “C’è una grande rabbia di quegli attivisti che pensavano che il Movimento fosse antisistema”. Infine ha avvertito: “Racconterò alcuni retroscena di questa espulsione, perché ci sono particolari succosi”.

“Da oggi ci divertiamo”
Intervstato dal Corriere della Sera, Paragone si è così difeso: “Io sono uno dei tanti elettori espulsi dalla incoerenza dei vertici. Se mi sono sentito con Di Maio? Ma no… Di tutte queste cose parlerò nelle prossime ore. Da domani ci divertiamo”.

Recentemente aveva avvertito che, in caso di espulsione, avrebbe messo in evidenza “che il collegio dei probiviri è composto da persone che sono incompatibili”. Tra questi infatti vi è anche Fabiana Dadone, il ministro della Pubblica amministrazione che tra l’altro sarebbe una grillina morosa: “Non può essere ministro e probiviro insieme”. Non è escluso che si appellerà: “Se la prenderanno comoda”. E potrebbe essere chiamato in causa anche Alfonso Bonafede, il ministro della Giustizia: “Gli dirò che non è in grado di garantire tempi certi di giustizia neanche all’interno del Movimento”. Nel frattempo resta ancora aperta la questione dei rimborsi: il senatore aveva elencato tutti i pentastellati che “non hanno restituito i soldi”. Tra questi anche Carla Ruocco, presidente della commissione Finanze, e Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro.

[videopress uyAxzVdC]