Pamela, ergastolo a Oseghale. Le motivazioni della sentenza: la ricostruzione non ha crepe

 

Condanna all’ergastolo confermata per Oseghale Innocent per l’omicidio di Pamela Mastropietro. Oggi le motivazioni della sentenza emessa (il 16 ottobre) dalla Corte di Assise di Appello nei confronti del nigeriano.

Pamela, le motivazioni della condanna di Oseghale

“Le censure sollevate con il pur articolato appello proposto nell’interesse di Oseghale Innocent sono infondate. E destinate a infrangersi contro le solide motivazioni della sentenza impugnata”, si legge nelle motivazioni. Sentenza che, dunque, merita integrale conferma. In quanto “fondata su una coerente e puntuale ricostruzione delle vicenda. Su una valutazione completa e approfondita del ricco materiale probatorio. E su argomentazioni logico giuridiche corrette, esaustive e ineccepibili”.

Non reggono le eccezioni della difesa dell’assassino

Non regge, inoltre, l’eccezione sollevata dalla difesa dell’unico imputato per l’omicidio della diciottenne romana, avvenuto a Macerata il 30 gennaio 2018, sull’invalidità della notifica eseguita presso il domicilio eletto dall’imputato detenuto. E non presso il luogo di detenzione. “E’ assolutamente pacifico e incontestato che l’Oseghale era in stato di fermo. Per essere poi sottoposto a custodia cautelare in carcere – si legge nella memoria della Corte di Assise di Appello – fin dal primo febbraio 2018. Giorno in cui, all’esito del primo interrogatorio, dichiarava il proprio domicilio presso lo studio dell’avvocato Monia Fabiani quale difensore di fiducia”.

Tra l’altro, evidenzia ancora il giudice: “L’avvocato Monia Fabiani ha partecipato, personalmente e a mezzo di sostituto all’uopo nominato, sia agli accertamenti urgenti svolti sulla vettura di Oseghale sia a quelli svolti nell’appartamento dell’allora indagato”.

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