“Ora tutta Italia va in arancione”: la data chiave da tener d’occhio

 

Gli spostamenti tra le regioni verranno probabilmente proibiti fino al 5 marzo. E adesso sembra farsi largo l’ipotesi di una zona arancione unica, a livello nazionale, che sarà forse in vigore per almeno un mese.

Il prossimo 25 febbraio dovrebbe infatti scadere il divieto di spostamento tra le regioni ma non sembra che il governo stia pensando di consentire la libera circolazione alla popolazione. Più facile, data anche la diffusione delle varianti nel nostro paese, che venga deciso di prolungarlo appunto fino al 5 marzo, data in cui scadrà il Dpcm attualmente in vigore.

Verso una zona arancione unica

A fare paura adesso è infatti la diffusione delle varianti, in particolare di quella inglese, in media al 35%, che potrebbe compromettere la campagna vaccinale, già problematica di suo. Nel verbale della cabina di regia di ieri si legge che “la diffusione della variante inglese, riscontrata su gran parte del territorio nazionale, comporta un aumento della trasmissibilità compresa tra il 36.3% e il 39.0%”. Se da una parte la proroga del divieto di spostamento oltre i confini regionali sembra ormai certa, ancora in forse è il secondo provvedimento di cui si sta discutendo, ovvero una zona arancione nazionale. Per questa servirà un confronto tra governo e governatori. Molti di loro vorrebbero modificare il sistema attuale di divisione per fasce di colore.

Le Regioni starebbero stilando un documento da sottoporre sia al premier Draghi che ai ministri della Salute Roberto Speranza e agli Affari regionali Mariastella Gelmini. Il documento potrebbe includere come proposta quella di colorare tutta l’Italia di arancione per circa un mese., così da cercare di arginare la diffusione delle varianti. Di sicuro, ciò che tutti i presidenti chiedono è di evitare le continue aperture e chiusure che creano confusione sia ai cittadini che agli esercenti, penalizzando anche questi ultimi.

L’Iss lancia l’allarme

Intanto gli esperti dell’Iss ieri hanno lanciato l’allarme: “Le varianti potrebbero far impennare il numero dei contagi, rimanete a casa”. In risposta anche alla richiesta di Regione Lombardia che aveva chiesto l’apertura serale dei ristoranti in zona gialla. Intanto, in seguito al bollettino emesso ieri, sono tre le regioni che hanno cambiato colore e sono passate all’arancione: Emilia-Romagna, Campania e Molise. Si legge infatti che si registra “un Rt nazionale ormai prossimo all’1 e in salita da tre settimane e un aumento dei casi – ieri ci sono stati 15.500 casi e 353 morti con un tasso di positività al 5,2% – e un aumento dei ricoveri in terapia intensiva (+14) che da giorni si sono stabilizzati sui duemila e non riescono a scendere”.

Sempre in zona arancione anche Abruzzo, Liguria, Toscana, Umbria, con Perugia addirittura rossa, Trento e Bolzano. Ancora in giallo la Lombardia e il Lazio. La Valle d’Aosta, che fino alla scorsa settimana registrava dati da zona bianca, nell’ultimo monitoraggio è andata leggermente peggiorando. Adesso i casi positivi sono più di 50 alla settimana per 100mila abitanti, per l’esattezza 50,39, e il rischio ora è moderato e non più basso. In compenso c’è un’altra regione, la Sardegna, che ha numeri da zona bianca, ma questi dovranno essere confermati per altre due settimane.

La parola ai governatori

Come detto precedentemente, i governatori si riuniranno nel pomeriggio di oggi, sabato 20 febbraio verso le 17, per fare il punto della situazione e valutare “l’attuale sistema di regole per la gestione e il contenimento della pandemia in vista dell’adozione del prossimo Dpcm”, come chiesto dal presidente della conferenza delle Regioni, nonché governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. L’obiettivo è quello di arrivare a una proposta unitaria da sottoporre a Palazzo Chigi. Secondo Bonaccini infatti è importante adesso “una riflessione perché questo sistema a colori ha avuto un senso in questi mesi, ma credo che oggi dimostri qualche fragilità.

Il rischio è un saliscendi che non dà certezze per il futuro a chi è in difficoltà”. Della stessa idea anche il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che chiede di rivedere il sistema ed eventualmente di pensare a restrizioni omogenee a livello nazionale. Sulla stessa linea anche il governatore della Toscana Eugenio Giani, mentre si è mostrato scettico Giovanni Toti, presidente della Liguria: “Ristoranti e bar chiusi, tutta Italia in arancione non mi sembra sostenibile. Facciamo invece delle divisioni su base provinciale”.

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