Ora si ribalta la linea migranti. Che cosa accadrà con Draghi

 

Se nel momento dell’insediamento sul fronte immigrazione è stato il Pd a gioire, per via della riconferma del ministro Lamorgese, dopo il discorso in Senato del presidente del consiglio Mario Draghi la bilancia pende più verso il centrodestra.

E forse è stato proprio questo quel punto di equilibrio sulla politica migratoria ricercato in sede di contrattazioni per la nascita del nuovo esecutivo. L’inquilino di Palazzo Chigi in aula ha parlato di politiche di rimpatrio, gestione a livello europeo dell’accoglienza ed accordi con i Paesi di partenza.
Si tratta di punti molto cari tanto a Forza Italia, quanto alla Lega specialmente dopo la svolta della scorsa settimana annunciata da Matteo Salvini, il quale si è detto favorevole a lavorare per una nuova legislazione europea.

I rapporti con l’Ue

“La sfida – ha rimarcato Mario Draghi al Senato – è il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva”.

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La questione dunque, ha promesso il nuovo presidente del consiglio, verrà portata in Europa. Ancora una volta dovrebbe essere rimarcata la volontà italiana di puntare sulle esigenze dei Paesi di primo approdo. Non a caso lo stesso Draghi ha fatto riferimento ai rapporti con Spagna, Grecia, Cipro e quei governi “accomunati da una specifica sensibilità mediterranea”.

Il passato governo ha investito molto sull’introduzione di meccanismi automatici di redistribuzione dei migranti sbarcati, almeno di quelli arrivati per mezzo di navi delle Ong. Nonostante l’uscente e rientrante ministro Lamorgese abbia a lungo parlato del “passo in avanti” dato dagli accordi di Malta del 23 settembre 2019, non solo le proposte italiane non sono state approvate ma, al tempo stesso, Roma si è ritrovata isolata in ambito comunitario.

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L’obiettivo a breve termine del nuovo esecutivo, forte del credito di cui gode Draghi in Europa e della posizione della Lega, è quanto meno recuperare terreno nell’Ue per poi puntare alle modifiche del trattato di Dublino. Quest’ultimo è il documento che ha assegnato ai Paesi di primo approdo la responsabilità dell’accoglienza. A Bruxelles dunque Draghi ha intenzione di giocare in modo più deciso di quanto fatto in precedenza la partita sulle nuove norme del trattato e sui nuovi patti europei.

La questione relativa ai rimpatri

C’è poi un altro passaggio caro alla Lega prima della svolta della scorsa settimana, quello cioè dei rimpatri: “Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale – ha dichiarato Mario Draghi – accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati”. In poche parole, la linea del nuovo governo dovrebbe tendere verso l’implementazione dei rimpatri degli irregolari, questo tramite specifici accordi con gli Stati interessati e con il coinvolgimento dell’Ue.

Da questi punti si comprende come il programma di Draghi sull’immigrazione può soddisfare la Lega e quella parte del centro – destra organica alla maggioranza. Sull’altra sponda della nuova compagine governativa, il Pd è apparso in queste ore silente in quanto forse tranquillizzato dalla presenza di Luciana Lamorgese al Viminale. Una sintesi quella trovata che, almeno per il momento, sul discorso immigrazione non dovrebbe generare improvvisi scossoni nella coalizione.

Il discorso di replica di Draghi

Dopo il discorso sulle linee programmatiche tenuto in mattinata, in serata Mario Draghi ha ripreso la parola all’interno di Palazzo Madama per le repliche. E anche in questa occasione, il nuovo presidente del consiglio è tornato sull’immigrazione. Poche parole, ma importanti. Specialmente perché l’ex governatore della Bce ha puntato il dito contro l’Ue, rea di non riuscire ad uscire da “uno stallo politico – si legge nelle sue dichiarazioni – è impossibile prendere una decisione che metta d’accordo i paesi delle frontiere esterne e quelli dell’Est e del Sud”.

Draghi è anche tornato sull’importanza di risolvere il problema immigrazione “in sede europea”, confermando di voler proporre un accordo per la redistribuzione automatica dei migranti: “Senza riportare legalità e sicurezza – ha concluso il nuovo capo del governo – non ci può essere crescita”.

 

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