OMICIDIO WILLY MONTEIRO, È SUCCESSO SUBITO DOPO LA SENTENZA

Willy Monteiro Duarte aveva 21 anni quando è stato massacrato di pugni e calci ed è morto, a Colleferro, da un gruppo di 4 ragazzi. Willy avrà sempre 21 anni, nessuno gli ridarà la vita, nessuno potrà colmare il vuoto della sua assenza, il lacerante dolore della madre, della sorella e di tutti coloro che se lo sono visti strappare.

Un ragazzo minuto, educato, sempre disposto ad aiutare il prossimo; un ragazzo d’oro, di cui tutti si fidavano, con la passione per il calcio. Tifoso della Roma, di cui un giorno sognava di indossare la maglia, era una giovane promessa della squadra di Paliano.

Nonostante la sua giovane età, Willy aveva la testa sulle spalle, al punto da accantonare la sua passione per lavorare come cuoco in un albergo di Artena, dopo un’estate trascorsa nelle cucine di un villaggio vacanze calabrese.

Willy conosceva il sacrificio e non esitava a rimboccarsi le maniche.Ora che la sentenza tanto attesa è arrivata, ora che, dal punto di vista giudiziario, le sorti degli imputati sono state definite (gli dovevamo giustizia), chissà cosa starà pensando da lassù Willy.

Di certo, abbiamo potuto, invece, cogliere le reazioni dei presenti, subito dopo la pronuncia della sentenza; reazioni contrapposte, tra la gioia di chi ha amato questo ragazzo innocente, barbaramente ucciso, a colpi di calci e pugni, e la rabbia di chi è stato condannato per avergli tolto la vita.

Willy, in 50 secondi, è stato massacrato a morte. Questo non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo, dato che il massacro di Colleferro è uno dei casi di cronaca nera più efferati degli ultimi anni. Il cuore di questo ragazzo d’oro si è fermato per sempre in quella maledetta notte, tra il 5 e il 6 settembre 2020.

Willy è un martire, c’è poco da aggiungere. Ora che la sentenza è stata emessa, sono i cuori dei carnefici, di coloro che gli hanno tolto la vita, ad essere trafitti e a dover pagare con la reclusione, per anni ed anni, il prezzo dei loro reati ai danni di un innocente che è solo intervenuto nel tentativo di sedare una lite.

Mentre uno striscione con su scritto “Giustizia per Willy” si levava dinnanzi al tribunale, il presidente della Corte d’Assise di Frosinone, Francesco Mancini, ha condannato i 2 fratelli Bianchi all’ergastolo, mentre Belleggia e Pincarelli sono stati condannati, rispettivamente, a 23 e 21 anni di reclusione, oltre, ovviamente, a disporre le provvisionali per i genitori e la sorella di Willy.

Alla lettura della sentenza, le speranze di familiari, amici, conoscenti, legali di Willy non sono state disattese. Quella giustizia, nella quale hanno creduto sino all’ultimo, è arrivata. Alla lettura della sentenza, tra la commozione di tutti coloro che amavano Willy, tra le lacrime, si sono sentite le urla e le imprecazioni dei condannati, rinchiusi nel gabbiotto. I 4 sono stati portati via dagli agenti della Polizia Penitenziaria, continuando a inveire contro la decisione del giudice. 

Per Massimiliano Pica, difensore dei Bianchi, si è trattato di un processo mediatico, che va contro tutti i principi logici, al punto da dichiarare: “Leggeremo le motivazioni e poi faremo appello”. Decisamente diversa la reazione del pm Francesco Tagliatela che, soddisfatto per la sentenza, ha detto: “è quello che speravamo in relazione al lavoro svolto, ma sappiamo che il giudizio poi si presta a delle variabili e il fatto aveva un contesto e delle sfumature che potevano dare adito a una diversa valutazione”.