“O Italia viva o si vota”. L’ultima spiaggia per Conte è tornare da Renzi

 

Il tempo stringe per il premier Giuseppe Conte. Dal Colle è arrivata la richiesta di archiviare la crisi nel minor tempo possibile. I giallorossi hanno 48-72 ore per puntellare la fragile maggioranza e i senatori “volenterosi” sembrano non arrivare.

Anche un big come Dario Franceschini ha chiarito che, per uscire dalla palude, servono almeno 170 senatori, altrimenti è meglio andare a votare. Per la nuova maggioranza è troppo alto il rischio di finire vittima del “Vietnam” paventato da Matteo Renzi nelle commissioni oppure di vedersi bocciare la relazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede che, ricordiamo, ricopre anche il ruolo di capodelegazione M5S nel governo. A complicare la situazione c’è la difficoltà nel far partire il progetto-costruttori, ossia la “quarta gamba” della maggioranza, quel gruppo/partito contiano che, nelle intenzioni del premier, avrebbe dovuto sostituirsi a Italia Viva. Alcuni forzisti come i senatori Tiraboschi, Minuto, Vitali e Fazzone, per il momento, si sono sfilati e, come se non bastasse, le dimissioni di Lorenzo Cesa da segretario dell’Udc sembrano complicare ulteriormente l’eventuale nascita di un Conte Ter.

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I festeggiamenti, iniziati dopo il voto di fiducia, si sono, dunque, bruscamente interrotti. “L’unica soluzione a disposizione del premier adesso è quella di riprendersi Renzi per non perdere, questa volta per davvero, la poltrona a Chigi”, rivela a ilGiornale.it un deputato grillino eletto in questa legislatura. “Dalle notizie che ho sembra che Conte – continua il parlamentare che vuole rimanere anonimo – sia ormai arrivato realmente alla conclusione di tornare da Renzi. In effetti era la cosa più naturale”. Il colpo di scena fa rientrare, quindi, in gioco il leader di Italia Viva, che adesso chiede a quelli tra i suoi che sembrano in procinto di abbandonarlo, “di avere qualche giorno di pazienza”, come conferma una fonte ben informata. “Giusto il tempo sufficiente per avere Chigi sotto scacco. Nelle prossime ore infatti il presidente Mattarella potrebbe spazientirsi definitivamente nel veder cincischiare troppo Conte nella costruzione della fantomatica nuova maggioranza, mentre sul voto a Bonafede quella attuale potrebbe realmente subire i colpi di Renzi in aula e nelle commissioni. Nel frattempo l’operazione Udc potrebbe naufragare una volta per tutte”, è l’analisi della nostra fonte.

 

E rieccoci al punto di partenza. Con un unico, ma ‘tragico’, piano B: le elezioni anticipate. Andare a votare, infatti, sarebbe a quel punto l’unica soluzione, ma PD e grillini non ne vogliono sentire. “Nemmeno sotto tortura”, confessa un senatore pentastellato al secondo mandato. Eh sì, perché per i 5 stelle un altro problema sarebbe proprio quello del limite dei due mandati: molti resterebbero, ‘tragicamente’, a casa. Questo lo scenario. E mentre la ‘maggioranza Ciampolillo’ segue perfettamente la parabola del senatore che le ha dato il nome, cioè scomparire nel momento decisivo, tra i parlamentari dem e tra i grillini monta il malcontento anche per l’insistenza con cui dal governo si frena su un Conte ter. “Ancora una volta – afferma una deputata 5s aspirante ministra – siamo finiti nelle sabbie mobili. Ma se qualcuno che attualmente è al governo pensa che per non fare un Conte ter si possa mandare tutto a quel paese si sbaglia di grosso”. E se l’alternativa fosse sacrificare qualche ministro pentastellato o addirittura il premier? “Per la sopravvivenza, questo e altro”.

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