“Non sta né in cielo né in terra”. Garlasco, frase sfuggita e gelo tra gli avvocati di Andrea Sempio
Pavia – A quasi due decenni dal tragico omicidio di Chiara Poggi, il delitto di Garlasco continua a far discutere. L’inchiesta, riaperta di recente, ha portato alla ribalta un nuovo nome: Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, ora al centro dell’attenzione della Procura di Pavia. A difenderlo con tenacia è l’avvocato Massimo Lovati, noto penalista di Vigevano, che in un’intervista al Corriere della Sera non risparmia critiche contro la Procura, i media e gli elementi su cui si basa la nuova indagine.
Lovati, da sempre figura di spicco nel panorama giudiziario pavese, ha preso a cuore la difesa di Sempio, sostenendo con forza la sua innocenza. Il legale definisce gli indizi presentati come “deboli” e volti a “costruire un colpevole mediatico” piuttosto che a cercare la verità. “Non hanno alcun valore reale, come il DNA parzialmente compatibile trovato sulle unghie di Chiara”, afferma con fermezza.
L’impronta sul muro: una prova contestata
Uno degli elementi su cui si concentra l’attenzione della Procura è l’impronta rinvenuta sul muro della scala, vicino al corpo della vittima, che potrebbe collegare Sempio alla scena del crimine. Lovati respinge categoricamente questa ipotesi, definendo l’impronta come “debole” e “contestabile”. Il legale annuncia l’intenzione di affidarsi a periti indipendenti per una nuova analisi delle prove, tra cui il generale Luciano Garofano, ex comandante del RIS di Parma.
Accuse ai media e all’approccio della Procura
Lovati non esita a puntare il dito contro i media, accusati di aver distorto i fatti e di aver trasformato ipotesi investigative in certezze agli occhi dell’opinione pubblica. “Non si può affermare con sicurezza che quella sia l’impronta di Sempio”, insiste, criticando apertamente la consulenza tecnica e invocando una nuova perizia super partes tramite incidente probatorio.
Anche l’assenza di Sempio all’interrogatorio incrociato con Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara Poggi già condannato in via definitiva, è stata oggetto di discussione. Lovati chiarisce: “È stata una scelta strategica. Manca un requisito formale, e poi è stato meglio così. Se si fosse presentato, avrebbero potuto coglierci impreparati con domande tendenziose”.
Frizioni nel team difensivo e la frase “guerra dura senza paura”
L’atmosfera all’interno del team difensivo di Sempio non è esente da tensioni. L’avvocata Angela Taccia, collega di Lovati, è finita nel mirino per una frase pubblicata sui social: “Guerra dura senza paura”. L’espressione, interpretata da molti come una dichiarazione bellicosa, ha suscitato critiche. Lovati difende la collega, pur riconoscendo l’inadeguatezza del linguaggio: “Era solo una figura retorica, un’enfasi. Non si può imbastire un processo per una frase sui social”.
Duro monito alla Procura: “Serve rispetto e correttezza”
Lovati non risparmia critiche alla Procura di Pavia, accusata di condurre l’inchiesta in modo poco trasparente e scorretto. “Non si può convocare il mio assistito senza informarmi”, denuncia, aggiungendo che “il capo di imputazione è confuso e variabile”. Per l’avvocato, il principio del giusto processo e della lealtà procedurale dovrebbero essere al centro dell’azione giudiziaria.
Sempio e Stasi: la difesa punta a una diversa ipotesi
In conclusione, Lovati si lascia andare a considerazioni personali sul possibile autore dell’omicidio. Pur senza fare nomi, afferma di avere una propria teoria: “Per me non è stato né Stasi né Sempio. Penso a un sicario. Quanto al mandante, un’idea ce l’ho, ma non la rivelo. Non ci sono prove, solo intuizioni. E le intuizioni, senza riscontri, non valgono nulla in tribunale”.