“Non c’è più”. Garlasco, sparito il reperto che accuserebbe Andrea Sempio: “Forse distrutto”

Un nuovo, inquietante colpo di scena scuote le indagini sulla tragica morte di Chiara Poggi, avvenuta a Garlasco nel 2007. L’impronta numero 33, un elemento chiave nella riapertura del caso, sembra essere scomparsa nel nulla, complicando ulteriormente una vicenda giudiziaria già complessa e controversa.

L’impronta, rilevata sul terzo gradino della scala che conduceva alla taverna dove fu ritrovato il corpo senza vita di Chiara, rappresentava un elemento cruciale. Una consulenza tecnica disposta dalla Procura di Pavia, nell’ambito delle nuove indagini, aveva stabilito una compatibilità in ben 15 punti con il palmo della mano di Andrea Sempio, oggi indagato per concorso in omicidio. Una corrispondenza che, secondo gli inquirenti, suggeriva con forza l’appartenenza dell’impronta al giovane.

I legali di Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara e condannato in via definitiva, avevano intenzione di presentare una nuova consulenza tecnica proprio su questa traccia, nella speranza di individuare eventuali residui biologici riconducibili a Sempio e, di conseguenza, riaprire il caso. Tuttavia, questo scenario sembra ora sfumare: l’impronta 33, trattata all’epoca con ninidrina per evidenziarne i dettagli, è scomparsa.

Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il frammento, precedentemente rimosso con un bisturi sterile e accuratamente repertato, non è rintracciabile né tra i materiali custoditi dalla Procura di Pavia né presso i RIS di Parma. Si presume che sia stato distrutto in seguito alla chiusura definitiva del processo contro Stasi.

Nonostante questa perdita, le indagini non si fermano. Il prossimo 17 giugno è previsto un incidente probatorio su reperti rimasti inutilizzati o rivalutabili grazie alle nuove tecnologie forensi. Nel frattempo, l’ex procuratore Mario Venditti, che in passato aveva chiesto l’archiviazione per Andrea Sempio, è intervenuto pubblicamente per difendere la sua posizione, sostenendo che le sue richieste erano motivate dalla “attestata inservibilità e infruttuosità della prova scientifica” disponibile all’epoca e dalla “assoluta carenza di riscontri oggettivi” alle “anomalie” delle precedenti indagini.

Oggi, tuttavia, due nuove prove stanno acquisendo un peso significativo: la “Papillare 33” – ora scomparsa – e il DNA ritrovato sotto le unghie della vittima, inizialmente indecifrabile, ma ora riconducibile ad Andrea Sempio grazie alle moderne tecniche genetiche.

Oltre all’impronta fantasma, un’altra traccia è sotto la lente degli investigatori: il cosiddetto “contatto papillare numero 10“, individuato sul lato interno della porta d’ingresso della casa dei Poggi. Questa impronta, probabilmente lasciata da una “mano sporca”, non era mai stata esaminata dal punto di vista biologico all’epoca dell’omicidio.

Attualmente, le nuove analisi hanno rilevato solo otto punti di confronto, insufficienti per una comparazione certa. Tuttavia, non si escludono ulteriori analisi biologiche avanzate. Un esito positivo, con una comparazione con i profili di Alberto Stasi, potrebbe costituire un ulteriore elemento d’accusa. Al contrario, l’esclusione di Stasi aprirebbe la strada all’ipotesi della presenza di un altro soggetto sulla scena del crimine, un interrogativo che, a quasi vent’anni di distanza, continua a tenere accese le luci sul caso Poggi.

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