MIRKO SCRIVE UNA LETTERA A MIHAJLOVIC: “CI HAI INSEGNATO A LOTTARE, MI RICORDO QUANDO HAI..”

La sensibilità, la bontà d’animo, la generosità, il donare senza far rumore, senza gesti eclatanti. Perché chi fa del bene, lo fa in silenzio, senza sbandierarlo ai quattro venti.

E’ tutto questo che ha reso Sinisa Mihajlovic un grande campione, campione sul campo di calcio e nella vita, tanto che oggi, mentre in tantissimi gli stanno dando l’ultimo saluto alla camera ardente allestita in Campidoglio, in tanti, che hanno avuto la fortuna di ricevere un suo abbraccio, un suo conforto, ne piangono la dipartita.

Una morte arrivata il 16 dicembre a soli 53 anni, stroncato dalla leucemia mieloide acuta, che ha avuto ancora voglia di ripresentarsi, di sfidarlo. E stavolta ha vinto lei, nonostante Sinisa le avesse dichiarato guerra.

Tra i tanti messaggi di cordoglio, c’è una lettera, in particolare, che è un pugno nello stomaco. Troppo commovente, troppo straziante, carica d’amore, d’affetto, di stima per il grande Sinisa; il Sinisa protettivo, amorevole, quello che ha sempre posto la sua famiglia e i bisognosi al di sopra di tutto.

E’ la lettera scritta da Mirko, un 13enne che in molti ricorderanno quando di anni ne aveva dieci, proprio nel 2019, quando Sinisa, in conferenza stampa, annunciò l’agghiacciante diagnosi che aveva appena ricevuto.

Mihajlovic, a luglio 2019, quando allenava il Bologna, ringraziò apertamente tutti coloro che lo sostenevano nel percorso di cura, attraverso una lettera aperta, includendo tutti i tifosi che, pur non conoscendolo personalmente, gli hanno dedicato un pensiero. Tra questi c’era Mirko, all’epoca di soli 10 anni. Le lacrime di Mihajlovic arrivarono anche nella stanzetta del Comitato Maria Letizia Verga, a Monza, n cui era ricoverato, al punto che il bimbo, che stava lottando proprio come il campione, contro la leucemia, gli scrisse una toccante lettera.

Questo il suo contenuto: “Sono Mirko, un bimbo di 10 anni con una grande qualità: il coraggio. Fino ad ottobre 2018 ero un bambino normalissimo, che giocava, andava scuola e tifava Parma. Poi il 21 ottobre fui ricoverato in ospedale, avevo la leucemia. Io non sapevo cosa fosse, ma con il tempo ho imparato a conoscere questa maledetta malattia. Potevo scegliere due modi per affrontarla: piangere tutto il giorno e lamentarmi sempre o farmi coraggio e andare avanti. Decisi di farmi coraggio e di andare avanti”.

La lettera di Mirko terminava così: “E chissà, magari un giorno ci incontreremo io in curva e tu in campo. Un abbraccio speciale da Mirko. E ricorda: il lupo a volte non è così cattivo come sembra. Ciao”. I due hanno lottato contro lo stesso nemico, hanno avuto paura  si sono incontrati al centro sportivo del Bologna per una sfida ai rigori. Poi le loro strade si sono divise. Mirko dopo il trapianto, è riuscito a battere la leucemia, mentre per il campione non è andata così, purtroppo.

Un legame speciale, il loro, che ha portato Mirko a scrivergli subito un’ultima lettera, dopo aver appreso il peggioramento delle sue condizioni. Questo il contenuto che vi voglio riportare nella sua interezza per farvi comprendere quanto dolci e forti siano le sue parole, scritte al Corriere della Sera: “Sono le 14.02 del 14 dicembre e sono appena uscito da scuola. Forse il mister non ce la fa, mi dice la mamma. Bastano sei parole. Prendo un foglio e una matita”. La mente va subito al primo incontro a Casteldebole. “Mi passa davanti quel 18 novembre del 2020, fra i giorni più belli della mia vita . Io, con un grande campione, un grande uomo. Andava tutto nella maniera giusta. Per me e per te, almeno stando a ciò che potevano vedere i miei occhi da undicenne”.

E poi arrivano i ricordi“Mi torna in mente il pugno che tirasti al sacco da boxe, che spavento! Mi torna in mente il giorno della tua conferenza, quando hai annunciato la leucemia . Ripenso ai video delle tue punizioni. Rivedo l’uomo, il guerriero che allenava, nonostante tutto”. Ma quello che fa davvero venire la pelle d’oca, ora che tutti sappiamo il triste finale cui il campione serbo è andato incontro, è il pezzo finale della lettera del piccolo Mirko: “Ripenso a quanto sono stato fortunato e mi rammarico di non aver potuto dare a te anche solo un pizzico della mia fortuna. Metto la maglia che mi hai regalato, ti posso vedere, abbracciare, parlare. Non mi puoi rispondere, ma fa niente. So che in fondo lo stai facendo”, per poi concludere:”Ci hai insegnato a lottare a testa alta, a non mollare. Mille grazie non bastano Sinisa, ma io te li devo tutti. Fai buon viaggio”.