Migranti, la lite a distanza tra Salvini e papa Francesco

Una cinquantina di migranti bloccati a pochi chilometri da Lampedusa. Il Viminale che ribadisce il suo più fermo diniego.

Papa Francesco che viene fischiato nella piazza in cui sventolano le bandiere leghiste. E Matteo Salvini che si rivolge direttamente a Bergoglio, rivendicando la politica dei porti chiusi. Ad una settimana dalle elezioni europee, il tema migratorio torna ad essere nervo scoperto, trascinando nell’agone elettorale anche il Vaticano. La nave della ong tedesca Sea Watch, con 44 uomini e 3 donne a bordo, si dirige verso Lampedusa, attracca ad un miglio dalla costa e attende uno sbarco che pare difficile, forse impossibile senza un nuovo accordo europeo. Il capitano dell’imbarcazione annuncia di averlo fatto per “ragioni umanitarie”. Quando viene avvicinato dalla Guardia costiera, fa notare anche le condizioni meteorologiche avverse. La Ong sostiene che questa situazione faccia superare le motivazioni addotte dal Viminale, che non vuole far toccare terra all’equipaggio. Dal ministero dell’Interno, però, ripetono che il passaggio della Sea Watch 3 “non è inoffensivo”, espressione che, secondo le convenzioni internazionali, permette di non autorizzare l’approdo.

“Se qualcuno non è d’accordo si prenda la responsabilità pubblica di dirlo”, spiegano dal dicastero. In realtà, quando la nave era ancora in acque territoriali non italiane, lo stesso Viminale aveva autorizzato lo sbarco di 18 persone, considerate in stato di urgente bisogno. Una cinquantina, appunto, sono rimasti a bordo. La questione, inesorabilmente, scivola nel dibattito elettorale per le Europee, schierando il campione dell’accoglienza, Papa Francesco, contro il politico simbolo della linea dura, Matteo Salvini, che proprio sulla Sea Watch 3 dice di non prendere ordini da nessuno, nemmeno dal premier Giuseppe Conte. Il pontefice, ricevendo la stampa estera in Vaticano, non cita direttamente Salvini, ma esorta i giornalisti a “non dimenticare che questo Mediterraneo si sta trasformando in cimitero”. Qualche ora dopo il vicepremier, da piazza Duomo a Milano, gli risponde sostenendo che “la politica di questo governo sta azzerando i morti, con spirito cristiano”, perché “da 15mila vittime si è passato a circa mille”.

Insomma, “stiamo salvando vite”, scandisce il leader del Carroccio. E in piazza si sentono alcuni fischi quando Salvini fa il nome del pontefice. Dal Pd arriva una condanna per l’accaduto (“tanto odio per gli interessi della Lega”, sentenzia Zingaretti), mentre il leader pentastellato Luigi Di Maio ribatte che “le piazze si rispettano tutte, soprattutto quando sono pacifiche e portano avanti istanze”. Di Maio, comunque, ne approfitta per punzecchiare l’alleato di governo: “Spero che abbia chiesto a Le Pen, a Orban e ai governi sovranisti di prendersi i migranti che arrivano in Italia”. Si innesca così, nuovamente, il botta e risposta tra i vicepremier, con il leghista che ribatte: “Io non voglio redistribuirli un pò di qua, un pò di là, tra Finlandia, Polonia e Francia: io voglio che non arrivino”.