Migranti, il ministro Piantedosi: “Non spetta ai trafficanti decidere chi può entrare”

Migranti, il titolare del Viminale Matteo Piantedosi: “In Italia non si entra illegalmente e non spetta ai trafficanti decidere chi può entrare”

Il ministro dell’Interno detta la linea e in Senato ha affrontato il tema delle prerogative delle Ong durante l’informativa sulla gestione dei flussi migratori e sulle Ong. Ha detto il ministro: “Alla base delle nostre scelte vi è una priorità assoluta, quella della dignità umana. L’Italia conosce bene il significato della parola dignità, questo governo intende assicurare condizioni di vita dignitose a tutti”.

Piantedosi: “Non spetta ai trafficanti decidere”

E ancora: “Rispetto all’ingresso in Italia dei migranti, non si può pensare solo al collocamento nei centri di accoglienza. L’Italia vuole offrire cognizioni dignitose alle persone che arrivano”. La seduta di oggi è stata richiesta dalle opposizioni dopo gli episodi al porto di Catania e lo scontro con la Francia sulla nave umanitaria Ocean Viking. Piantedosi ha ribadito che “la gestione dei flussi migratori è una delle sfide epocali che ha bisogno di una risposta comune, non può essere affrontata dai singoli Stati”.

E poi: “In Italia non si entra illegalmente e non spetta ai trafficanti decidere chi può entrare”.

“Dobbiamo governare le migrazioni, non subirle”

“Dobbiamo governare le migrazioni, non subirle”. Come ministro dell’Interno devo sempre considerare che la sostenibilità dell’accoglienza si misura anche con l’impatto della sicurezza nella nostra comunità”. In merito al sistema di accoglienza Piantedosi ha comunicato un +60% negli arrivi via mare rispetto al 2021, precisando che al momento circa 100 mila persone sono nei centri vicini alla saturazione.

La chiosa del ministro è stata sul dato per cui la maggior parte delle persone che arrivano attraverso il Mediterraneo “sono principalmente migranti economici”. E sui fatti di Humanity1, Rise Above, Geo Barents e Ocean Viking, il titolare del Viminale ha sottolineato che i soccorsi sono sempre avvenuti in acque Sar libiche e maltesi, “senza che le autorità competenti se ne occupassero”.