MESSINA DENARO, “NON C’È PIÙ”: LA NOTIZIA IMPROVVISA DAL CARCERE

Dopo 30 anni di latitanza, la notizia che tutti speravano: quella della cattura, è arrivata. Matteo Messina Denaro, 60 anni, di cui metà trascorsi sfuggendo alla giustizia, è finito in manette il 18 gennaio.

A portare all’arresto del capomafia di Castelvetrano, in provincia di Trapani, è stata un’inchiesta coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

“Mi chiamo Matteo Messina Denaro”. Queste le parole che il boss ha pronunciato davanti al carabiniere del Ros che stava per arrestarlo. Era in procinto di sottoporsi ad una seduta di chemioterapia presso la clinica Maddalena di Palermo, quando il blitz ha posto fine alla superlatitanza.

Matteo Messina Denaro, come noto, si trova al 41 bis, in una delle celle singole del carcere dell’Aquila. Trattandosi di un detenuto colpito da un tumore metastatico, è stato affidato alle cure dei medici della Asl che operano all’interno del penitenziario.

Proprio dal carcere abruzzese di massima sicurezza che ha già ospitato molti altri personaggi di spicco, arriva una clamorosa notiziaVediamo cosa è accaduto.

Matteo Messina Denaro si trova in una cella di poco più di dieci metri quadrati, in una delle sezioni del carcere di massima sicurezza che ospita in totale 159 detenuti, di cui 12 donne. Mentre in tutto il mondo si è ormai diffusa la notizia del suo arresto, mentre gli inquirenti sono al lavoro, assieme alle forze dell’ordine, per estrapolare dai suoi covi il maggior numero di informazioni possibili, utili a ricostruire i segreti del boss, fuori dal carcere è accaduto un fatto davvero clamoroso.

Il poster della street artist Laika, intitolato “Mafia sucks”, che tradotto significa “La mafia fa schifo”, è stato rimosso, anche se non si sa né chi sia stato a compiere tale atto, né per quale motivo. Il murale, che vedete nella foto introduttiva dell’articolo, era affisso a pochi metri dal carcere, in località Costarelle di Preturo, L’Aquila, proprio dove è rinchiuso Matteo Messina Denaro.

In esso era raffigurato Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, ucciso e sciolto nell’acido dalla mafia l’11 gennaio del 1996. Giuseppe era ritratto sul suo cavallo, esultante, quasi come a voler celebrare la cattura, dopo 30 lunghi anni di latitanza. del super boss e mandante del suo omicidio, lo stesso Messina Denaro, oggi detenuto carcere di massima sicurezza al 41-bis.

Il murale era comparso all’improvviso, nella notte tra il 22 e il 23 gennaio, realizzato dall’artista dal volto mascherato che conta ben 14mila follower su Instagram. Nemmeno il tempo di realizzarlo che qualcuno, per ragioni ancora da chiarire, lo ha eliminato. Il nome di Giuseppe Di Matteo è quello di una delle vittime più rappresentative dell’orrore seminato da Messina Denaro.

Aveva solo 12 anni quando, a novembre del 1993, mentre si trovava nel maneggio dove prendeva lezioni di equitazione, venne rapito da Cosa Nostra, nel tentativo di impedire al padre Santino Di Matteo, ex mafioso, divenuto collaboratore di giustizia, di parlare. Il bimbo venne tenuto recluso per più di 25 mesi, per poi essere strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio del 1996.