Matteo Salvini da Giletti, il motivo di un trionfo in una frase: “Non sono fascista, ma a casa mia…”

Vince Vox in Spagna e Matteo Salvini torna un pericoloso fascista. Il riflesso pavloviano della sinistra italiana non tradisce mai, e a Non è l’Arena il leader della Lega, intervistato da Massimo Giletti, deve ribattere alle accuse che continuano a piovere sulla sua testa, partendo dai migranti e arrivando fino a Mario Balotelli, passando appunto per le affinità tra il Carroccio e il movimento di destra diventato a sorpresa il terzo partito spagnolo (“Gli faccio i complimenti”, sorride Salvini). 

“Non sono fascista – si difende l’ex ministro degli Interni, sono italiano e orgoglioso di essere italiano. E in casa mia si entra suonando il campanello”. Una frase, quella sull’immigrazione clandestina, che in certo senso segna in poche parole la distanza tra la destra sovranista e il centrosinistra dei “porti aperti” e dell’accoglienza indiscriminata che spesso degenera in anarchia e senso di insicurezza diffusa. Ma l’identità legalitaria di Salvini non si traduce certo in nostalgie del passato, sottolinea il leghista: “Ritengo che negare l’olocausto nel 2019 sia da cretini e bisogna farsi curare”, spiega senza mezzi termini scivolando poi nella polemica sui fischi razzisti della curva dell’Hellas Verona a Balotelli, domenica scorsa: “Difendo il suo diritto a giocare tranquillamente senza avere bu bi ba da parte degli spettatori ma penso che gli italiani abbiano problemi più gravi e preferisco occuparmi degli operai dell’Ilva”.