MARTINA PATTI PRONTA AL GESTO ESTREMO IN CARCERE, COSA STA ACCADENDO: LE PAROLE DEL SUO LEGALE

Mentre tutta Catania, in queste giorni, si è unita, in una sorta di abbraccio collettivo, attorno alla famiglia della piccola Elena Del Pozzo, in attesa dei funerali, fissati per mercoledì 22 giugno, alle 17, officiati dall’arcivescovo monsignor Luigi Renna, queste sono ore salienti per gli inquirenti che stanno facendo luce sul caso.

Un caso molto più complesso del previsto, con tanti dubbi, tanti interrogativi a cui dover dare necessariamente una risposta perché Elena, volata in cielo a nemmeno 5 anni, per la mano crudele e spietata della madre, reo confessa, merita giustizia e verità, così come il papà Alessandro, i nonni e tutti coloro che l’hanno amata per davvero.

Si, perché Elena, con la sua solarità contagiosa, la sua vivacità tipica dell’età, l’aria da ‘curiosona’ che tanto la sua maestra d’asilo adorava, le sue corse, è diventata la figlia di tutti noi italiani che abbiamo preso a cuore questo caso. E’ la figlia che tutti noi ci siamo sentiti portar via per un movente non ancora del tutto chiaro; seppure di movente si possa parlare, dinnanzi a chi arriva ad uccidere la propria figlia.

Elena è diventata uno splendido angelo, dopo essere stata colpita da 11 fendenti, di cui uno fatale perché le ha reciso l’arteria succlavia. Quella piccola che solo pochi istanti prima aveva salutato i suoi compagnetti, correndo tra le braccia della madre, è la stessa che, poco dopo, è stata fatta fuori, buttata in sacchi della spazzatura e abbandonata in un campo incolto da colei che, al di sopra di ogni cosa, avrebbe dovuto proteggerla: la madre.

Martina Patti, 23 anni, con la scusa di farle vedere un posto in cui giocava da piccola, l’ha portata sul luogo in cui l’ha massacrata, senza un complice che l’abbia aiutata ad occultare il corpicino della figlia, ricoperta con la cenere lavica dell’Etna. In attesa degli esami tossicologici, per capire se, in questa mattanza, sia stata sedata, vediamo cosa sta accadendo all’assassina reo- confessa.

La Patti ha trascorso l’ennesima notte nel carcere catanese di Piazza Lanza. La killer di Mascalucia, come ribattezzata nell’immediatezza della confessione, è accusata di omicidio premeditato e pluriaggravato e occultamento di cadavere. La giudice per le indagini preliminari, Daniela Monaco Crea, ha convalidato l’arresto e per lei si sono aperte le porte della struttura penitenziaria.

Per Martina la vita continua, mentre per Elena no. Elena non c’è più da lunedì scorso. Questo è doveroso ribadirlo. Il gip ha preso la decisione di confermare il fermo perché “Martina potrebbe tornare a uccidere, inquinare le prove e fuggire”, mentre il suo legale, Gabriele Celesti, ha fatto sapere che la donna “non è serena“, e sta valutando quali saranno le strategie difensive per i prossimi passaggi del procedimento.

La Patti è in cella di isolamento, strettamente sorvegliata dalla polizia penitenziaria, h24, per paura che possa compiere qualche gesto autolesionistico o che altre detenute possano aggredirla. Le forze dell’ordine e gli inquirenti temono, insomma, che possa suicidarsi o che le altre carcerate possano, saputo il reato di cui si è macchiata, farle del male. La donna non ha manifestato alcun pentimento, parlando solo di una forza estranea che si è impadronita di lei.

Intanto il papà della piccola, Alessandro Del Pozzo, che era separato dalla Patti, a seguito di litigi e accuse reciproche, in cui Elena era certamente la principale vittima, ha affidato ad una lettera quel che pensa della sua ex compagna:  “Come si può reputare un raptus quello che ha fatto Martina? Un omicidio premeditato e studiato in ogni particolare! I momenti di pazzia sono susseguiti da momenti di lucidità! Momenti in cui non si è nemmeno pentita di aver ucciso la bambina!

Straziato, papa Alessandro ha continuato: “Bensì ha messo Elena dentro dei sacchi della spazzatura, l’ha sotterrata, si è ripulita e ha ripulito, ha inventato un sequestro creandosi un alibi e ha colpito la sua macchina per inscenare un’aggressione! Ventiquattro ore di bugie. Quindi un omicidio in cui ci si crea pure un alibi e si occulta il corpo! “, spendendo qualche parola per il legale che assiste la reo confessa: “Non può essere un raptus di pazzia! Ho sentito parlare l’avvocato di Martina il quale può solo fare questo… parlare e sprecare fiato perché davanti la realtà non ci sono parole che possano cambiarla”.