Marche, flop Ricci: Pd in crisi e Schlein nel mirino della minoranza interna

La sconfitta di Matteo Ricci nelle Marche e la crescita di Fratelli d’Italia hanno riacceso il dibattito interno al Partito Democratico. Il centrosinistra non è riuscito a strappare la regione al centrodestra, mentre la leadership di Elly Schlein viene nuovamente messa in discussione da una fronda riformista che chiede una svolta verso il centro.

Contesto marchigiano: una vittoria di misura per Acquaroli Francesco Acquaroli, sostenuto dall’intera coalizione di destra, è stato confermato governatore con oltre il 51% dei voti, segnando una riconferma importante per il centrodestra. Il risultato, anche se non sorprendente dal punto di vista numerico, assume un peso politico significativo: insieme alla riduzione dei consensi in Valle d’Aosta, viene letto come indicatore di difficoltà per la linea politica attuale del centrosinistra.

La linea Schlein sotto accusa: l’accusa di estremismo e la domanda di moderazione La sconfitta marchigiana alimenta lo scontro interno al Pd tra chi interventa per una linea più radicale e chi chiede una maggiore moderazione. L’opposizione interna ritiene che la scelta politica guidata da Elly Schlein, con enfasi su temi internazionali e settori come la causa palestinese, possa aver limitato l’appeal del partito agli elettori moderati e cattolici. “Così non allarghiamo il bacino degli elettori, anzi rischiamo di restringerlo” è uno dei leitmotiv che circolano tra le correnti moderate.

La minoranza Dem chiede una svolta: nomi e ipotesi Notevoli esponenti della componente riformista, tra cui Paolo Gentiloni, Romano Prodi, Lorenzo Guerini e Pina Picierno, hanno invocato una radicale ridefinizione della strategia: spostare il baricentro verso il centro, aprendo alle aree moderatine del Paese e cercando interlocutori tra mondo cattolico-democratico. In questa cornice, figure come Stefano Bonaccini, accusato da alcuni di essere troppo vicino a Schlein, e Dario Franceschini emergono come potenziali protagonisti in grado di definire nuovi equilibri interni.

Ipotesi future e nomi alternativi Nonostante la pressione, Schlein non rischia in tempi immediati la leadership. Le prossime tornate elettorali — in Toscana, Campania e Puglia — dovrebbero offrire un margine di respiro che potrebbe rimandare decisioni significative. La sconfitta marchigiana però ha accelerato l’ipotesi di primarie anticipate per riorganizzare la leadership a Palazzo Chigi.

Tra i nomi alternativi circola anche Giuseppe Conte, sebbene il voto marchigiano lo abbia in parte indebolito, e, tra proposte più locali, la sindaca di Genova Silvia Salis, indicata da alcuni come potenziale figura unificante del fronte progressista.

Una partita ancora aperta: identità e sintesi per evitare uno scollamento La premessa è chiara: il Pd sembra diviso tra una linea “sinistra radicale” affidata a Schlein e una richiesta di moderazione proveniente dalla fronda riformista. Il rischio è di arrivare alle urne spaccato, con una perdita di capacità di proporsi come unica alternativa al centrodestra. La sfida è trovare una sintesi capace di intercettare consensi moderati senza rinunciare ai temi portanti della piattaforma progressista.

Conclusione La sconfitta nelle Marche non è solo un dato elettorale, ma un campanello d’allarme per il partito. Se il Pd non riuscirà a costruire una linea politica credibile che sappia parlare sia al ceto medio sia ai militanti della sinistra, potrebbe trovarsi a dover riscrivere radicalmente le proprie strategie in vista delle prossime elezioni nazionali.