“Mai più un lockdown totale. La scelta è tra movida e scuola”

 

«Il vaccino contro il Covid arriverà solo l’anno prossimo e, mentre lo aspettiamo, dobbiamo mettere al bando comportamenti imbecilli e irresponsabili, dobbiamo far ripartire la scuola ed evitare che il nostro sistema sanitario rischi il collasso».

Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, è infastidito dal 

provocatorio filmato di una ragazza che non indossava la mascherina sul treno. Professore,

quel video, l’ha irritata?

«È l’esempio di un comportamento banale, sciocco e stupido. C’è una categoria di persone che si ritiene invulnerabile».

Come il popolo della notte? Ma ora le discoteche chiudono i battenti.

«Le discoteche e le balere sono contesti drammaticamente rischiosi. Ma non dobbiamo trascurare anche i troppi comportamenti imbecilli, la movida, gli assembramenti e gli irresponsabili atteggiamenti dei no-Covid. Purtroppo, ci sono andate di mezzo le discoteche e me ne dispiace».

Ai titolari dei locali di più.

«È una decisione dolorosa soprattutto per i lavoratori destinati a perdere lo stipendio. Spero che il governo se ne faccia carico, bisogna dare loro un sostegno economico. So che è una fetta dell’economia del nostro paese, ma dobbiamo scegliere: economia o salute?».

Pensavamo di avere già dato con il lockdown in termini di rinunce.

«L’emergenza non è finita. Se crescono ancora i contagi, diventa rischiosa anche la riapertura delle scuole. E sulla bilancia dobbiamo mettere le discoteche chiuse e le scuole aperte».

Proprio il Comitato tecnico scientifico però ha consentito di abbattere le cosiddette 

distanze di sicurezza previste inizialmente nelle classi.

«Precisiamo: se in casi eccezionali non è possibile il distanziamento necessario, si deve usare la mascherina chirurgica in classe, in attesa di una soluzione da adottare in tempi rapidi».

Per rapidi cosa intende?

«Una settimana, massimo due. Siamo consapevoli che il dramma delle classi sovraffollate non si risolve dall’oggi al domani. Ma in mancanza di soluzioni, si chiama la Protezione civile che allestisce una tensostruttura in cortile».

La didattica a distanza non sarà rispolverata a settembre se la situazione peggiora?

«I ragazzi devono tornare alla loro realtà, socializzare, incontrarsi, sia pure con la mascherina. E poi ci sono problemi per i genitori che lavorano».

A proposito dell’incremento dei contagi. I tamponi obbligatori per le persone provenienti 

da alcuni paesi a rischio sono affidabili?

«Il tampone salivare ha un numero di falsi negativi molto alto. Ma anche quello normale può non far emergere il virus in incubazione. E siccome i falsi negativi sono molto pericolosi, invito tutti a essere prudenti: se si avvertono sintomi bisogna immediatamente farsi visitare con tampone negativo».

La Francia conta 3mila contagi al giorno. Però le nostre frontiere sono aperte e non si fanno

controlli sanitari.

«Sono decisioni drammaticamente importanti, che nella Ue un Paese non dovrebbe prendere da solo. Certo, se i numeri continueranno a crescere, il ministro della Salute farà altre considerazioni. Stiamo a vedere come evolvono le cifre francesi ma è bene che guardiamo anche quelle in casa nostra».

E come li vede i numeri in Italia?

«Se l’Rt da 0,5 sale a 2 la diffusione diventa rapidissima e questo comporterebbe un sovraccarico delle strutture sanitarie. Oggi le regioni sono attrezzate».

Prevede altre drastiche chiusure?

«Sono certo la crisi non arriverà mai ad un lockdown totale, ma se i numeri peggiorano potrebbero essere necessarie chiusure territoriali locali, come del resto accade in altre parti d’Europa».

Discoteche chiuse e mascherine in piazza, estate finita?

«No, ma dobbiamo darci delle regole più rigide. Per esempio, lo spritz si può bere in compagnia, ma senza contatto fisico: è la vendetta di questo virus. Bisogna stare attenti ed avere pazienza ancora per qualche mese. I tempi di produzione del vaccino sono maledettamente lunghi e non comprimibili. Non sarà disponibile prima dell’inizio dell’anno prossimo e non si sa quante dosi arriveranno né a chi saranno destinate».

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