L’Iran può decidere così, prezzo del petrolio alle stelle! Cosa rischia adesso l’Italia
Le recenti dichiarazioni del Consigliere del Leader Supremo dell’Iran, che hanno paventato la possibilità di chiudere lo Stretto di Hormuz come “una delle possibili opzioni” in risposta all’escalation delle tensioni con Stati Uniti e Israele, hanno catalizzato preoccupazioni e allarmismi tra mercati finanziari e governi di tutto il mondo. Lo stretto, snodo fondamentale per il commercio globale, rappresenta oggi uno dei punti cruciali della geostrategia energetica internazionale.
Lo Stretto di Hormuz: il crocevia del petrolio mondiale
Il collegamento marittimo tra l’oceano Indiano e il Golfo Persico, attraverso il quale transita circa il 30% del petrolio mondiale, è considerato il ventre molle del commercio internazionale. La sua potenziale interruzione potrebbe scatenare una crisi senza precedenti. Attualmente, i prezzi internazionali del petrolio sono in forte rialzo: il West Texas Intermediate (WTI), dopo l’attacco statunitense ai siti nucleari iraniani, ha registrato un incremento fino a circa 77 dollari al barile, con previsioni di un’apertura in ulteriori rialzi nella giornata di lunedì 23 giugno, e possibilità di toccare i 90 dollari nel breve termine.
Conseguenze di un possibile blocco: da crisi energetica a recessione globale
Se dovesse realizzarsi il peggio e lo Stretto di Hormuz fosse chiuso, le ripercussioni rischierebbero di essere devastanti e di vasta portata. Le stime di Oxford Economics indicano che il prezzo del petrolio potrebbe salire fino a 130 dollari al barile, un aumento tale da mettere in crisi molte economie, europee e mondiali.
Il rincaro energetico si tradurrebbe immediatamente in un’impennata dei costi di produzione e di bollette, alimentando un’ondata inflazionistica ancora più rapida e violenta. Secondo stime della Federal Reserve, ogni incremento di 10 dollari nel prezzo del petrolio può aumentare l’inflazione dello 0,4% e ridurre la crescita economica della stessa percentuale. Con un livello ipotetico di 130 dollari al barile, questi effetti si moltiplicherebbero, mettendo a dura prova le finanze di cittadini e imprese.
Inoltre, il blocco dello stretto non frenerebbe solo il transito del greggio: esso costituisce un asse strategico anche per il gas naturale liquefatto (GNL) e altre merci chiave. La sua chiusura prolungata rischierebbe di interrompere le catene di approvvigionamento globali, generando carenze di materie prime e ritardi nelle consegne, con un conseguente aumento dei costi di trasporto e di produzione.
Impatti sull’Italia e sull’Europa
L’Italia e l’intera Unione Europea, altamente dipendenti dall’importazione di energia dall’area mediorientale, sarebbero tra le regioni più vulnerabili a questa crisi. Un aumento dei prezzi del petrolio e del gas avrebbe immediatamente ricadute sulle bollette energetiche di famiglie, imprese e settori strategici, mettendo a rischio la ripresa post-pandemica e alimentando il timore di un ritorno alla stagflazione.
Il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha già avvertito che “se persistono i rialzi, possono filtrare nei costi alla produzione e nelle bollette energetiche nell’Ue”, preannunciando un onere insostenibile per la crescita e la competitività europee.
C’è una strategia iraniana dietro la minaccia?
Va sottolineato che la minaccia di chiusura dello Stretto di Hormuz da parte dell’Iran potrebbe rivelarsi più un autogol strategico che un’effettiva mossa tattica. Hormuz rappresenta infatti la principale via di esportazione del petrolio iraniano verso l’Asia, evitando le rotte più pericolose e le barriere delle sanzioni internazionali. Un suo blocco, di fatto, priverebbe Teheran della principale fonte di reddito, aggravando una già precaria economia interna segnata da sanzioni e instabilità.
D’altra parte, i paesi produttori come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti dispongono di alternative come oleodotti diretti al Mar Rosso, anche se le capacità di queste rotte alternative sono limitate e non sostituibili completamente.
Un scenario di crisi globale e le ripercussioni future
Il possibile blocco dello Stretto di Hormuz rappresenta quindi una minaccia non solo per l’equilibrio geopolitico, ma anche per la stabilità economica mondiale. La comunità internazionale si trova di fronte a un dilemma: evitare escalation militari che rischierebbero di portare a un conflitto aperto o affrontare le destabilizzazioni economiche di lunga durata.