Liliana Resinovich, la cugina accusa: “Basta depistaggi, è stata uccisa”
Il caso della scomparsa e morte di Liliana Resinovich torna sotto i riflettori dopo più di tre anni di mistero e silenzio, alimentando nuove polemiche e confusione. Parole dure come pietre sono state pronunciate dalla cugina della vittima, Silvia Radin, intervenuta nella trasmissione televisiva Chi l’ha visto?, per chiedere verità e giustizia.
“Liliana è stata uccisa e brutalmente picchiata, il resto non ci interessa” — queste le parole cariche di dolore e rabbia di Radin, che ha subito espresso il suo sfogo pubblico raccogliendo l’eco di un caso che ancora oggi tiene in fibrillazione l’opinione pubblica e le autorità italiane. La sua dichiarazione si inserisce in un contesto segnato da recenti sviluppi che rischiano di sconvolgere le ipotesi finora sostenute dagli inquirenti.
Un protagonista inatteso di questa svolta investigativa è un tecnico legale, presente all’autopsia del 2022, che ha spontaneamente ammesso di aver potuto causare involontariamente una lesione vertebrale sulla salma di Liliana. Una confessione inaspettata, che ha riacceso il dibattito sul caso e riempito di dubbi la ricostruzione medico-legale finora elaborata.
“Potrei aver causato io la frattura” — questa affermazione, resa nota dagli inquirenti, ha portato alla riapertura degli approfondimenti e riaccende le speranze di trovare una verità più lucida. Tuttavia, le sue parole sono state dapprima interpretate come un possibile depistaggio: per la famiglia Resinovich è semplice strategia di distrazione. Silvia Radin ha infatti dichiarato: “È solo un depistaggio, Liliana è stata uccisa”. La donna ha anche espresso il suo disappunto verso le indagini lente e poco chiare, chiedendo con fermezza: “Credo che tutto questo serva solo a depistare. Siamo stanchi di ipotesi e ripensamenti”.
Il dolore e la frustrazione sono palpabili: “Vogliamo la verità, vogliamo giustizia per Liliana”, ha detto con cuore aperto, chiedendo che si faccia luce sulle cause della tragica morte e si individui chi possa averla materialmente provocata.
Un caso ancora aperto e divisivo — Dopo anni di indagini, il caso Resinovich non ha ancora un colpevole formalmente riconosciuto. Le nuove dichiarazioni, che si aggiungono a un mosaico di ipotesi e sospetti, alimentano ulteriormente il senso di confusione e incertezza. La famiglia, unita nel dolore, chiede trasparenza e chiarezza, mentre l’intera Italia segue con trepidazione questa intricata vicenda, sperando in una risoluzione definitiva.