Le imprese del Sud ora vogliono i danni: “È stato un golpe”

 

La Sicilia che si lecca le ferite. E non solo. L’intero Sud che scopre che forse si poteva attutire il colpo. Il lockdown che lo ha messo in ginocchio, compromettendo la stagione con danni ancora da quantificare, ma comunque «nell’ordine di miliardi di euro», grida il governatore dell’isola Nello Musumeci, non era stato richiesto.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza
Gli scienziati non avevano suggerito un blocco per tutto il Paese, ma solo per alcune aree del nord: «Quella di chiudere tutto fu una scelta politica», ribadiscono dal comitato tecnico scientifico dopo la desecretazione dei verbali delle riunioni di quei giorni drammatici. E allora restano le domande, i perché, come di quella fuga di notizie e di persone dal nord al sud che aveva preceduto il dcpm che il 9 marzo avrebbe fatto dell’Italia una intera zona rossa, ma soprattutto restano i «come» e i «se» si potesse fare diversamente per evitare a tutto il Paese di correre verso il baratro di un Pil ora in caduta del 12 per cento. È durissimo Musumeci: «Sono stati sleali con i siciliani e con tutte quelle Regioni meridionali che avrebbero potuto attenuare i disastri economici seguiti al lockdown, sono sconcertato, come se il Governo non avesse voluto avere fiducia nelle Regioni meridionali, non vorrei che questo sia avvenuto anche perché la Sicilia è governata dal centrodestra. Un’economia in difficoltà, con alti tassi di povertà avrebbe potuto continuare a produrre e invece ci hanno bloccato completamente a dispetto di ogni dato scientifico». I calcoli «li faremo a fine anno, ma per ora, solo nel comparto turistico, viene stimato un calo del 30-35 per cento, ci stiamo riprendendo un po’ in queste ultime settimane, ma il danno è ormai fatto».

E se anche il viceministro della Salute difende la bontà di quella scelta che ha salvato 600mila vite, per quel danno, le associazioni di categoria starebbero valutando di chiedere un risarcimento. Un’ipotesi di azione legale che per ora non viene formalizzata ma che è sul tavolo. Patrizia Di Dio, presidente Confcommercio Palermo, accusa il governo: «È stato un golpe e non ne capiamo le ragioni. Chiederemo con forza che i danni per un territorio come il nostro vengano risarciti, che emerga la responsabilità per avere fatto sprofondare la Sicilia in una drammatica e insanabile emergenza economica e sociale».

Il rapporto Svimez calcola nel lockdown di una perdita di valore aggiunto su base mensile di 48 miliardi di euro, di cui 10 solo nel mezzogiorno. E se la perdita complessiva di fatturato per ogni mese di blocco ha toccato i 25 miliardi, ben 7 sono riferibili al Meridione. Potrebbero muoversi albergatori, ristoratori e gli imprenditori del settore turistico, come spiega la Fipe, l’associazione degli esercenti: «Per ora non abbiamo deciso di intraprendere azioni legali ha detto il segretario vicario Aldo Cursano ma sicuramente c’è un gruppo di ristoratori che ci sta pensando». Il comitato spontaneo Eolie 2030, nato durante il lockdown sulla tempesta di una crisi senza precedenti per il comparto delle isole, aveva già annunciato di stare «verificando se esistono le condizioni per avviare un’azione risarcitoria nei confronti dello Stato e di tutti gli enti che hanno favorito il danno procurato. La class action è aperta a tutti coloro che ritengono di avere subito un danno», aveva scritto.

L’opposizione soffia sul fuoco della protesta. Secondo il segretario della Lega in Sicilia, Stefano Candiani, «Musumeci ha ragione, Conte ha sacrificato il sud e la Sicilia sull’altare del consenso personale. La scelta di imporre il lockdown anche a tutte le regioni del sud quando invece il comitato tecnico scientifico istituito appositamente non ravvisava la necessità, è stata dettata da esigenze politiche di convenienza per la ricerca del consenso a cui brama Conte. Oggi, sappiamo che il prezzo della chiusura per una regione come la Sicilia è a dir poco drammatico. Musumeci fa bene ad alzare la voce, presto si leverà quella di tutti i siciliani».

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