“Le ho dato io la cintura”. Il dolore del padre di Antonella

“Voleva essere la regina, la star di TikTok e c’è riuscita. È finita proprio come voleva lei”.

Ha la voce rotta dal pianto e gli occhi pesti per le notti insonni Angelo Sicomero, il papà di Antonella, la bimba di 10 anni morta per un gioco dell’orrore su TikTok. Una pericolosa challenge – “Blackout challenge” – gli ha portato via sua figlia in una manciata di secondi. “Quella cintura glielo ho data io”, ripete battendo i pugni contro la parete esterna della sala operatoria dove, alle 13 di eri pomeriggio, i medici erano intenti a prelevare gli organi di Antonella. “Il dono più bello che potevamo fare. Perché mia figlia era allegra, generosa, e avrebbe fatto cosi. Tre bambini vivranno grazie a lei e rivivrà in loro”, dice nel tentativo di dare un senso a quel dolore straziante che neanche l’abbraccio sincero di un familiare in strada può sopire.

Angelo e sua moglie, tra due settimane, diventeranno genitori per la terza volta. “Devo stare calmo, – ripete – tra due settimane sarò di nuovo papà e di nuovo di una femmina. Ma se potessi spaccherei il mondo”. Fuori dall’ospedale c’è una fila composta di auto. Sono gli amici e i parenti dei coniugi Sicomero accorsi a Palermo, dopo la terribile notizia, per dare loro un mero conforto. Ma non basterà. Le lacrime rigano il volto sfatto del giovane papà che, col trascorrere delle ore, diventa sempre più inquieto.

Antonella era una bimba molto attiva sui social, aveva tre profili Facebook, uno su Instagram e poi quello su TikTok. I genitori le avevano regalato il suo primo smartphone a Natale: “Rubava sempre il cellulare a sua madre e scaricava TikTok. Allora ci siamo arresi. Ballava e cantava, scaricava tutorial per truccarsi o per acconciare i capelli. Avrebbe voluto fare l’estetista da grande. Pubblicava questi video su TikTok e – spiega Angelo alle pagine di Repubblica.it – era anche una bambina molto ubbidiente. Tanto che non ho mai avuto l’esigenza di controllarla e infatti non le ho mai sequestrato il cellulare per vedere cosa facesse. Perché tra noi non c’erano segreti. È la regola della famiglia: ci si dice tutto e ci si aiuta tutti”. Ma qualcosa è successo.

Mercoledì sera, la bimba è andata in bagno col suo cellulare nuovo. Pochi istanti prima, aveva chiesto al papà di prestarle la cintura. “Era in bagno a fare la doccia”, spiega Angelo poi, il racconto s’interrompe. Di solito, Antonella andava in bagno con la sorella di nove anni ma mercoledì è andata da sola. “Erano due corpi e un’anima perché avevano pochi mesi di differenza. Antonella era la mammina per lei e per l’altra sorellina di cinque anni”, ricorda il papà.

Ora, quel maledetto smartphone è nelle mani dei magistrati che si sono affidati ad un tecnico specializzato nel tentativo di recuperare la password di accesso al dispositivo. Angelo è certo quel qualcuno possa aver persuaso la figlia a cimentarsi nella challenge estrema. “Ho il timore che qualcuno l’abbia contattata in privato – afferma – e convinta a fare quella sfida. Ma penso anche che forse in quei cinque minuti mia figlia non è stata più lei”. Ma ora, non è tempo di congetture. Le lacrime cadono a fiotti tra lunga barba fino a scoppiare tra i pugni stretti che trattengono rabbia e dolore. “Mi chiede se ho un rimpianto, se mi rimprovero qualcosa… – conclude il papà di Antonella – A questo non sono ancora in grado di rispondere”.