L’azienda non lo paga, operaio si arma di escavatore e distrugge tutto
L’azienda non lo paga, lui distrugge tutto con l’escavatore – All’uomo sarebbero spettate 600 sterline ma, visto il ritardo, ha messo in atto un’assurda vendetta: la Polizia lo cerca
Non voleva più attendere che l’azienda per la quale lavorava saldasse il debito di 600 sterline nei suoi confronti e, per questo, ha deciso di rompere letteralmente gli indugi, andando a mettere in moto uno degli escavatori con cui lavorava e distruggendo la vetrina del frutto del lavoro aziendale, un hotel nuovo di zecca, per poi radere al suolo parte del pianterreno.
L’incredibile vicenda è avvenuta all’albergo Travelodge di Liverpool, appena finito di costruire da una ditta incaricata che, a quanto pare, era in ritardo nei pagamenti dell’operaio.
Una manciata di giorni che, a ogni modo, sono bastati a scatenare le ire dell’uomo, spazientito dall’attesa ma che, più verosimilmente, aveva perso il lume della ragione.
Usa l’escavatore provoca danni ingenti
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Un danno, quello provocato dall’operaio deluso, che va ben al di là della cifra che avrebbe dovuto incassare: nel filmato che mostra la scena, si vedono i suoi colleghi che tentano inutilmente di fermare la sua follia ma, evidentemente, falliscono nell’impresa.
L’escavatore centra in pieno la vetrina del piano terra dell’hotel, entrando nella struttura in fase di ultimazione e iniziando a seminare il panico con il braccio meccanico, abbattendo muri e pareti ovunque fosse possibile, prima di fuggire a piedi e far perdere le proprie tracce.
Una scena grave ma che, a quanto pare, non ha provocato danni strutturali all’edificio, per quanto ne abbia causati di seri negli ambienti del piano terra: “Oggi era l’ultimo giorno di lavoro, era tutto perfetto – hanno spiegato i responsabili al The Guardian -, ma lui ha distrutto tutto per venti, trenta minuti”.
Il video è circolato subito in rete, mentre l’uomo è ora ricercato dalla Polizia per una vicenda che, mai come in questa occasione, rende valido il detto: “Chi rompe paga”.