L’attacco al trucco della Meloni. Bufera sull’incoerente Selvaggia

 

Che Giorgia Meloni non attiri le simpatie dei più è ormai cosa nota. Penso lo sappia pure lei, e credo anche se ne sbatta altamente.

La “caciottara”, la pescivendola, la “calva” con eccesso di testosterone. Sono più le volte in cui viene denigrata per come è, o come lo dice, di quelle in cui le contestano ciò che fa o le idee che esprime. Ieri su una pagina social da 1,5 milioni di follower, nel pieno di una crisi politica, Selvaggia Lucarelli le ha dedicato un post. Poche parole. Non per commentare la scelta della leader di FdI di restare sola all’opposizione di Mario Draghi, ma per sottolinearne l’ombretto sfoggiato in stile “trousse Deborah dell’85”.

Confesso subito a Dio Onnipotente che ho molto peccato: per me si può criticare il trucco della Meloni così come la pochette di Conte o le felpe poco istituzionali di Salvini. Non sopporto neppure chi ogni due per tre tira fuori frasi del tipo “se fossi un uomo non lo avresti detto”: fa talmente comodo prendersela col “sessimo machista” che ormai criticare una donna è diventato più pericoloso di fidarsi di Renzi. Quello che tuttavia sorprende, e a giudicare dai commenti ha colpito anche diversi follower, è la rapidità con cui Selvaggia è passata dal giudicare “sgradevole” il servizio di Striscia la Notizia sui capelli di Giovanna Botteri ad usare lo stesso identico metro contro Meloni. Se venisse eletta in Parlamento potrebbe accodarsi ai Responsabili: le giravolte le vengono discretamente bene.

Ricordate cosa accadde a maggio dell’anno scorso? Striscia sbertucciò Botteri per la capigliatura mostrata in diretta ed esplose un finimondo. Era bodyshaming, dissero in molti, spesso a sproposito. Pure Selvaggia se ne occupò. Spiegò che il servizio di Ricci era sgradevole “perché è evidente” che “a casa ci dovremmo occupare semplicemente” di ciò che uno dice e non di come appare in video. Giusto. Certo Lucarelli difese il diritto di fare battute su chiunque, dalle “amazzoni di Berlusconi” alla “tinta di Cacciari”, ma spiegò anche che tutto dipende dai contesti, dal momento, dal ruolo: il “buonsenso” dovrebbe far capire “da soli dove arrivare e dove fermarsi”. Quindi la “battuta fessa” sulla Botteri “si poteva fare”, ma “era meglio non farla”. Perché “se una donna che va in tv a raccontare il mondo in un momento in cui il mondo è così difficile da raccontare si dimentica di pettinarsi, più che prenderla per il culo, merita un applauso”. Amen.

Viene automatico pensare che la nostra, sempre così pronta a seminare giudizi, applichi rigorosamente alle azioni i propri ideali. Invece ieri s’è seduta davanti alla tv, ha ascoltato quel che Meloni aveva da dire, e anziché criticarne le scelte politiche ha preferito puntare sul make up. Lecito, lo ripeto. Ma incoerente. Sui social infatti s’è scatenato un pandemonio con innumerevoli commenti di reprimenda. Selvaggia ha replicato piccata negando che “una battuta su un ombretto” possa essere considerato bodyshaming. Infatti è solo una “battuta scema”, come lei stessa la definiva, contro una leader già oggetto di ogni sorta di offesa. Si poteva fare, ma era meglio non farla a poche ore dagli insulti de La Stampa. Scrive un utente: “Non sarà bodyshaming, ma fa comunque cagare che una donna della tua levatura faccia le stesse scemenze che fa mia figlia di 16 anni”. Chapeau.