“L’assalto è cominciato”. Movimenti nel Pd, “scattato il piano per l’alternativa a Elly Schlein”
Il tonfo dei referendum sostenuti dalla Cgil, con la breve illusione di una vittoria mediatica durata appena due giorni, ha scosso profondamente il Partito Democratico. L’effetto immediato è stato l’attivarsi di un allarme interno, con l’ala riformista del partito che si sente chiamata a reagire con decisione. Sempre più spesso si sente parlare di una linea di fronda, di “sediziosi” che chiedono chiarezza e coraggio, e di una leadership che rischia di perdere il controllo della situazione.
Elly Schlein sotto i riflettori: tra alleanze e critiche interne
Al centro del dibattito si trova Elly Schlein, accusata di aver adottato una strategia che sembra più calcolata che autentica. La sua alleanza “a tre” con Movimento 5 Stelle e Avs, più che una scelta politica concreta, appare come un gesto simbolico volto a consolidare un’immagine di apertura e rinnovamento. Tuttavia, questa mossa non convince tutti, e tra i riformisti si alza il vento di critiche, che la accusano di aver abbracciato un asse ideologico poco coerente con le radici del partito.
Il ritorno di Ruffini e il progetto “Più uno”
In questo scenario di tensioni e incertezze, torna alla ribalta una figura che da tempo osservava in silenzio: Ernesto Maria Ruffini. Ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, uomo di grande cultura e radici nella tradizione riformista cattolica, Ruffini ha attraversato l’Italia visitando parrocchie e comunità, annunciando la nascita dei circoli “Più uno”. Un progetto che mira a creare un’alleanza costituzionale per contrastare l’attacco alla democrazia e all’Europa, con un appello rivolto ai cittadini a formare comitati e sostenere questa iniziativa.
Il progetto di Ruffini, che richiama le primarie del 2012 di Matteo Renzi, si inserisce in un tentativo di ricostruire un campo riformista più coeso e credibile. Le sue parole trovano consenso tra alcuni esponenti del Pd, come Luciano D’Alfonso, e anche tra i rappresentanti di Italia Viva, che vedono in questa iniziativa un’opportunità di crescita e rinnovamento.
Le tensioni tra moderati e riformisti
Nel frattempo, si riaffaccia Goffredo Bettini con la proposta di una “tenda moderata”, un’idea che non convince i più riformisti, tra cui Filippo Sensi, che la definisce un vicolo cieco. La questione centrale rimane quella di come convivere con Schlein, soprattutto alla luce delle tensioni su temi come la guerra in Ucraina e il riarmo europeo, che hanno provocato malumori anche tra i membri del gruppo europeo del Pd.
Il risultato più evidente della crisi interna è stato l’astensionismo massiccio ai referendum, che ha smascherato le contraddizioni di una comunicazione di facciata e ha alimentato il malcontento tra gli iscritti e i militanti. La possibilità di una scissione si fa sempre più concreta, con i moderati pronti a muoversi per trovare una nuova casa politica.
Il ruolo di Renzi e il futuro del centrosinistra
Matteo Renzi osserva con attenzione gli sviluppi, convinto di poter tornare al centro della scena raccogliendo i delusi e i scontenti dell’attuale leadership. La sua strategia è quella di ricostruire un polo riformista capace di attrarre chi si sente lontano dal Pd di Schlein, puntando su un’alleanza tra moderati e riformisti.
Conclusioni: Ruffini l’uomo giusto o solo un altro esperimento fallito?
La domanda che aleggia nei corridoi della politica romana è una sola: sarà Ernesto Ruffini l’uomo capace di cambiare gli equilibri nel centrosinistra, oppure si tratta di un tentativo destinato a fallire come tanti altri? La sua capacità di aggregare e di proporre una visione condivisa potrebbe essere la chiave per superare questa fase di crisi o, al contrario, potrebbe rimanere un’operazione isolata, destinata a non decollare.