L’ALLARME degli esperti: “In quella zona il suolo si sta deformando”. L’esplosione è vicina?

I napoletani non dovrebbero preoccuparsi del Vesuvio: una minaccia, ben più grave e catastrofica, deriva dai vicini campi Flegrei. Il suolo infatti continua a rigonfiarsi, il magma a risalire e le temperature interne ad aumentare pericolosamente: valori ancora minimi, anche se non si può escludere l’eventualità di una situazione critica, in cui la risalita del magma e dei suoi gas renderebbero instabile tutto il sistema. Giovanni Chiodini, impegnato nella ricerca insieme all’università di Palermo, Roma Tre e Savoia in Francia, spiega, riportato da Repubblica: “Raggiunte le condizioni critiche, il magma rilascia grandi quantità di vapore. Il possibile avvicinarsi del magma alle condizioni di pressione critica può spiegare l’attuale accelerazione delle deformazioni del suolo, il recente incremento delle scosse di terremoto e l’aumento dei gas più sensibili agli incrementi di temperatura”. Si aprono così due possibili scenari: il vapore bollente, risalendo la superficie, indebolisce le rocce, il che può portare solo o ad un’eruzione o ad un’aumento della viscosità del magma e quindi alla fine della sua risalita.

Da non sottovalutare quindi il futuro dei Campi Flegrei, di quello che oggi è considerato uno dei vulcani più pericolosi al mondo, che 39mila anni fa provocò l’eruzione più potente del pianeta, tanto da ricoprire delle sue ceneri l’Europa fino a Mosca. Senza dimenticare che, tra il 1982 e il 1985, il suolo si è sollevato di quasi due metri, causando così la preventiva evacuazione degli abitanti di Pozzuoli. Questo, insieme ad una sequenza sospetta di piccoli terremoti non fa altro che confermare che il vulcano potrebbe anche risvegliarsi da un momento all’altro. Nel 2012 l’allerta per i 500 mila abitanti confinanti nella zona a rischio è stato innalzato da verde a giallo (livello di attenzione), oggi il pericolo continua a persistere con la stessa gravità, dato che, in definitiva, il livello del magma ha raggiunto i 3-4 chilometri dalla superficie. Riportando quello che Giuseppe De Natale, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ignv (centro ricerca sui vulcani) ha dichiarato a Reuters: “Sarebbe come l’arrivo di un grande meteorite. Un’eventualità tanto rara quanto catastrofica.”