L’agente si uccide dopo un calvario interminabile. Bonafede pretende il risarcimento dalla vedova

Bonafede svegliati di fronte ad una burocrazia orribile, spietata, inumana. E’ una vicenda incredibile quella che ha tristemente riguardato un agente di Polizia Penitenziaria che si è suicidato nel lago di Campotosto nelle settimane scorse. A quanto si è appreso, egli si era ammalato sul lavoro. Poi, aveva subito un trapianto di cuore e gli era stato riconosciuto un danno da 1 milione di euro. Lui si uccide e il Ministero adesso rivuole i soldi dalla vedova che non lavora e ha tre figli minori.

Il calvario che lo portò al suicidio
L’agente subì un interminabile calvario sia medico che giudiziario. Il Tar dell’Aquila gli riconobbe il danno da circa 1 milione di euro, ma la mente del povero operatore di polizia penitenziaria era ormai offuscata dalla depressione che, come per altri colleghi, lo ha poi spinto al suicidio due mesi fa nei pressi del lago di Campotosto (L’Aquila). Una morte che ha lasciato attonita un’intera città, sulla quale il ministero di Giustizia, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è tornata a farsi sentire, chiedendo attraverso la presentazione dell’Appello al Consiglio di Stato, la restituzione della somma.

Burocrazia senza pietà: Bonafede si svegli
L’avvocato Antonello Carbonara – racconta il sito penitenziaria.it – dovra’ ancora una volta presentare la “copiosa documentazione medica” relativa al calvario medico subito dal 52enne che nel 2011 aveva contratto la legionella all’interno del posto di lavoro. Una malattia che aveva accentuato una patologia cardiaca dell’ex agente, costretto a subire anche un trapianto di cuore.

Secondo il Ministero di Giustizia, non vi sarebbe prova che il batterio sia stato contratto nell’ambiente di lavoro, ma le carte in mano alla parte offesa, dicono il contrario: la presenza del batterio nel novembre 2011 e l’assenza dello stesso nell’abitazione del 52enne.

Sono storie che non vorremmo mai leggere, perché segnalano la presenza di uno Stato senza rispetto per i propri servitori. E’ un’autentica vergogna. Lo ribadiamo: Bonafede, svegliati!