La Von der Leyen sul riarmo rischia grosso in aula, per questo ha accusato i pacifisti di essere putiniani, guai a opporsi al suo piano
Ursula Von der Leyen sembra aver sviluppato una singolare ossessione: misurare il peso dell’Europa attraverso il volume delle sue dichiarazioni. Un’equazione che, al netto delle buone intenzioni, espone Bruxelles a pericolose contraddizioni. L’ultima sortita della Presidente della Commissione Europea, questa volta rivolta a “destre e sinistre” pacifiste, accusate di essere “putiniane” per la loro opposizione al riarmo, è l’ennesima dimostrazione.
Il ragionamento, come un passo falso, sembra precipitare nelle sabbie mobili. La Von der Leyen, infatti, aveva già tentato una forzatura sul piano di riarmo, poi respinta, rendendo le sue lezioni di democrazia sempre più opache. Come poteva pensare di bypassare il Parlamento Europeo, eletto seppur con poteri limitati, su una questione così delicata, come la possibilità per gli Stati membri di armarsi, potenzialmente violando il patto di stabilità?
Questo atteggiamento, però, non stupisce chi ha seguito le vicende del “Pfizergate”, con il silenzio assordante sulla negoziazione dei vaccini, e il silenzio sull’attacco al Nord Stream 1 e 2. La Commissione sembra aver fatto della segretezza una regola.
Ma stavolta il “grimaldello dell’emergenza” non ha convinto il Parlamento, che, sollecitato da alcuni eurodeputati, ha annullato la decisione di accentrare il piano di riarmo. Von der Leyen dovrà ora confrontarsi con le divisioni interne all’aula, e la dichiarazione sui “putiniani” sembra una mossa dettata dalla necessità di compattare i ranghi.
Il sillogismo, però, si contraddice sia nei passaggi democratici che nella sostanza. Se Putin è il nemico, perché l’Europa continua a finanziare il suo regime con l’acquisto di gas e petrolio? L’obiettivo di affrancarsi dall’energia russa entro il 2027 sembra sempre più lontano. Nel 2024, le importazioni di gas e petrolio russo verso l’Europa sono aumentate del 18% rispetto all’anno precedente, e i report del 2025 suggeriscono un ulteriore incremento. L’Europa, più degli Stati Uniti, mantiene significativi interessi commerciali con la Russia, protetti da intricate triangolazioni.
Quanto alle forniture di armi, che riguardano i singoli Stati membri e non l’Europa come entità unitaria, l’utilizzo di etichette politiche come “putiniano”, ricorda la stagione dei “no vax” automaticamente associati alla Russia. La domanda cruciale è: l’Ucraina si sentirebbe più sicura se gli Stati Uniti riducessero il loro impegno a favore delle fantomatiche milizie europee? La risposta è probabilmente no. E quali stati europei si stanno riarmando? La Germania, su tutti. Un riarmo che solleva interrogativi e dubbi, in un’Europa che sembra ancora alla ricerca di una direzione chiara, tra retorica e interessi, tra armi e dipendenza.