La Sea Watch sfida l’Italia: “Sulla nave non ha giurisdizione”

Dicono si tratti di un modo per “fare chiarezza”, anche se sembra una vera e propria sfida all’Italia. Dopo il “blocco” della nave Sea Watch 3 al porto di Catania, l’omonima Ong torna all’attacco con una video-dichiarazione sul proprio profilo Twitter.

“Non è corretto cercare a tutti i costi il pretesto per il sequestro della nave semplicemente per impedire di operare la necessaria attività di soccorso nelle acque di un mare dove le persone continuiano a morire”, dice la portavoce dell’organizzazione umanitaria.

Tutto ruota attorno alla tipologia di nave utilizzata da Sea Watch. Gli ispettori saliti a bordo dell’imbarcazione a Catania hanno trovato alcune “non conformità” sia alla sicurezza della navigazione sia sul rispetto della normativa in materia di tutela dell’ambiente marino. “Stiamo parlando di una imbarcazione registrata come pleasure yacht, che non è in regola per compiere azioni di recupero dei migranti in mare”, ha spiegato il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, “E mi pare ovvio, visto che è sostanzialmente uno yacht. In Italia questo non è permesso”.

La ricostruzione del governo italiano, però, non è condivisa dalla Ong. Che va all’attacco. “A Sea Watch non è pervenuta alcuna notifica di blocco amministrativo – dice la portavoce – Questa mattina la Guardia costiera è arrivata a bordo presentando la relazione dell’attività ispettiva fatta nella giornata di ieri”. L’Ong ammette che sono state riscontrate “alcune piccole attività da fare a bordo per ripartire in sicurezza”, ma assicura che “si possono svolgere nel giro di 24 ore e che sono normali attività di uno scalo tecnico di una nave che non tocca porto dal 14 dicembre”. “Non ci sono – continua la portavoce di Sea Watch – però le basi per un sequestro amministrativo e per ora la nave non è in blocco. Aspettiamo la decisione della Guardia costiera in merito alla relazione presentata”.

Ma la parte più dura del video messaggio dell’Ong tedesca è quella che riguarda la polemica con il governo italiano. Mentre Toninelli definisce l’imbarcazione una sorta di yacht non adatto per le operazioni Sar, Sea Watch sostiene che “la nave Sea Watch 3 è regolarmente registrata come nave da diporto nel registro reale olandese e il suo uso è quello da nave da soccorso”. E le regole italiane? “Per la lunghezza e la stazza della nave – ammette l’Ong – questo non sarebbe possibile in Italia, tuttavia per la legislazione olandese (alla quale la nave fa riferimento questo è assolutamente) questo è assolutamente regolare. Ed è stato accertato dalle autorità ispettive dello Stato di Bandiera a Malta quando la nave è stata in stato di blocco immotivato per quattro mesi”. L’Ong promette di pubblicare tutti i documenti che dimostrerebbero la regolarità della registrazione della nave. “Ricordiamo che la nave è una nave olandese sulla quale non si applica la giurisdizione italiana, per cui inviato il governo a non fare deliberatamente confusione in questo senso”.