La Russa dichiara guerra a Gattuso: “Ecco perché non mi piace”
In un intervento a tutto tondo durante la trasmissione La Politica nel Pallone su Radio Rai GR Parlamento, Ignazio La Russa, presidente del Senato e appassionato di calcio, ha espresso le sue opinioni sulla recente nomina di Gennaro Gattuso come nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana, sollevando un dibattito che va oltre il mero ambito sportivo.
Critiche e dubbi sulla scelta di Gattuso
La Russa ha aperto il suo intervento con parole di augurio, ma non ha nascosto le sue riserve: «Gattuso ct? Bisogna fare gli auguri a lui e alla Nazionale – ha detto – quando si ama la Nazionale, le critiche a posteriori servono a poco». Tuttavia, il tono critico emerge chiaramente nel suo ragionamento, soprattutto quando ha rivelato di aver telefonato al presidente della FIGC, Gabriele Gravina, prima dell’annuncio ufficiale, per esprimere «leciti dubbi» sulla scelta.
Secondo La Russa, la definizione di Gattuso come simbolo del calcio italiano non sarebbe corretta: «Quando Gravina dice che Gattuso è un simbolo del nostro calcio, io dico che non è proprio esatto». Per lui, i veri simboli del calcio italiano sono altri, e non necessariamente allenatori: «Lo sono Buffon, Totti, Del Piero, Cannavaro, Nesta, Pippo Inzaghi». La Russa sottolinea come il calcio nostrano abbia un’identità più legata a figure storiche e a uno stile di gioco più elegante e meno combattivo, come quello incarnato da Rivera, Baggio, Del Piero e Zenga.
Una provocazione: perché non Zenga?
In chiusura, La Russa lancia una provocazione che fa riflettere: «Perché non Zenga?». Un richiamo alla figura di Walter Zenga, storico portiere dell’Inter e tifoso dichiarato della squadra nerazzurra, che secondo il presidente del Senato rappresenterebbe un simbolo autentico del calcio italiano, più vicino alla tradizione e allo stile che La Russa vorrebbe vedere valorizzati.
Dalla Nazionale alla Ferrari: un’analisi di simboli e crisi
Ma La Russa non si ferma al calcio. Nel corso dell’intervista, ha esteso il suo sguardo critico anche alla crisi della Ferrari in Formula 1, sottolineando come il problema non sia solo di gestione, ma di una crisi più profonda: «Credo che non basterebbe un grande manager. Anche lì si tratta di andare molto più in profondità». Il nome di Flavio Briatore, figura storica del motorsport italiano, viene citato come possibile risorsa per dare una scossa alla casa di Maranello: «Flavio è un caro amico, qualsiasi cosa faccia la fa sempre molto bene. Sarebbe una risorsa che potrebbe dare una scossa importante».
Un’analisi tra passione sportiva e identità nazionale
Le parole di La Russa evidenziano come in Italia lo sport sia molto più di un semplice intrattenimento: rappresenta un simbolo di identità e orgoglio nazionale. La sua riflessione si inserisce in un dibattito più ampio, che coinvolge politica, cultura e tradizione, e che vede nel passato un punto di riferimento per un presente in crisi.
Il suo richiamo ai grandi nomi del passato – da Rivera a Baggio, da Del Piero a Buffon – dipinge un’immagine nostalgica di un calcio che, secondo lui, ha perso la sua autenticità e il suo stile originale. La Ferrari, simbolo di eccellenza e orgoglio italiano nel motorsport, si inserisce in questa narrazione come altro esempio di un’Italia che fatica a mantenere i propri simboli più autentici.