La Cirinnà va nelle scuole a insegnare le “unioni civili”. La protesta: “Sono lezioni senza contraddittorio”

 

Strane incoerenze in tempo di Covid. Da una parte il governo dovrà valutare se lasciare i nostri ragazzi a scuola fino a fine giugno. E forse anche oltre, per fargli recuperare le lezioni didattiche. Dall’altra Monica Cirinnà va nelle scuole. A insegnare la sua visione di famiglia, utero in affitto e matrimoni gay. “Lezioni senza contraddittorio e su temi che non attengono le materie scolastiche”. Così in una nota il presidente di Pro Vita e Famiglia onlus Toni Brandi sul caso dell’Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superiore Pietro Giordani di Parma che ha invitato la senatrice dem a parlare di diritti civili ai ragazzi senza preavvertire i genitori degli studenti.

Le lezioni di Cirinnà nelle scuole superano anche il Covid

“Quello che è sconcertante è che è totalmente mancato un avviso ai genitori che lo hanno scoperto attraverso il sito della scuola e manca anche un programma dettagliato dell’incontro. E quindi ci chiediamo. Per caso, è stato fatto un Consiglio d’Istituto sul tema? Manca l’opportuna e dettagliata informativa dovuta. Ma come, viene un’attivista come la Cirinná a parlare in un liceo e a convincere magari i nostri ragazzi che la legge italiana sull’utero in affitto è sbagliata e che è bello comprare i bambini e sfruttare le donne, e nessuno è stato informato preventivamente? I genitori sono giustamente preoccupati” ha proseguito Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita e Famiglia, che si è subito attivata per fare luce sulla questione e capire i temi che saranno trattati e come.

La protesta di Pro Vita e Famiglia

“E’ poi sconcertante notare come, ormai, esista un clima per cui i genitori, e anche docenti, abbiano paura di schierarsi pubblicamente contro queste iniziative per non finire su tutti i giornali senza diritto di replica ed essere messi alla berlina come è stato per il caso di Firenze e il caso del liceo romano Giulio Cesare. Un clima che ricorda il clima che si vive in ogni dittatura” ha concluso Ruiu.

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