LA BRUTTA NOTIZIA È APPENA ARRIVATA: LO HANNO FATTO GLI ALTRI DETENUTI

I femminicidi sono all’ordine del giorno. Il lungo elenco di donne cui è stata tolta la vita, i loro volti, molti dei quali diramati a mezzo stampa, evidenziano la gravità di un fenomeno emergenziale, che costituisce una delle piaghe più forti e preoccupanti della nostra società.

Quanto accaduto a Giulia Cecchettin, la giovane studentessa veneziana che è stata colpita barbaramente da diversi fendenti e poi, esanime, caricata in auto e buttata come un rifiuto di cui sbarazzarsi in un canalone, dal suo ex fidanzato, è un colpo al cuore per tutti noi che, nel 2023, leggiamo quotidianamente queste tristi storie.

Chi si macchia di simili reati, non può restare impunito ma si sa perfettamente che, in un penitenziario, vigono delle leggi interne tra cui quella che le donne e i bambini non si toccano. Ebbene si, anche tra i detenuti vigono delle regole ben precise che non possono assolutamente essere bypassate.

 

 

Logico che si toglie la vita ad una giovane donna, finendo in cella,  corre il rischio di subire ripercussioni anche molto serie da parte degli altri detenuti. E’ già accaduto diverse volte e la storia si è ripetuta, proprio come apprendiamo a mezzo stampa in questi minuti, dal momento che la notizia occupa i principali siti.

Parliamo di una tremenda notizia., riguardante i detenuti che non sono riusciti a tenere a bada la rabbia e il risultato è stato davvero pazzesco. Vediamo insieme cosa è successo nella seconda pagina.

Dura lex sed lex, ossia, alla legge non si può sfuggire in nessun modo. Proprio come accaduto per Filippo Turetta, il ragazzo più ricercato d’Italia finito in manette dopo un fuga durata più di una settimana, a seguito del femminicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, anche Alberto Scagni, che il 1 maggio 2022, a Genova, ha tolto la vita alla sorella Alice, sta scontando la sua pena, di 24 anni e sei mesi, stabilita dalla sentenza del 29 settembre scorso.

E’ giunta inaspettata la notizia che vede Scagni pestato, da due detenuti maghrebini, nella cella del penitenziario sanremese della sezione ‘detenuti protetti’. I sindacati della polizia penitenziaria Sappe e Uilpa, che hanno denunciato quanto è accaduto, hanno dichiarato che Scagni,  mentre si trovava in una cella del Padiglione Z assieme ad un altro detenuto italiano, nel frattempo tenuto sotto minaccia e chiuso in bagno, è stato picchiato e sequestrato.

I due detenuti, come riportato su fanpage.it, secondo i sindacati, volevano farlo fuori e pare che fossero ubriachi. La polizia penitenziaria, su ordine del magistrato di turno, è intervenuta con la forza, salvando Scagni che probabilmente, avrebbe subito conseguenze ben peggiori. Per i due detenuti responsabili sono scattate le manette per tentato omicidio e sequestro di persona.

 

 

Alberto Scagni è stato trasferito al pronto soccorso dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure in condizioni critiche ma non sarebbe in pericolo di vita. Dopo l’episodio, verificatosi ad ottobre, in cui è stato picchiato a Genova Marassi da un detenuto, e per questo trasferito nella struttura sanremese, la cosa si è ripetuta.

Nel primo episodio, il detenuto aveva trovato un ritaglio di giornale che riportava la condanna di Scagni per il femminicidio della sorella. Forse anche questa volta è stato preso a botte forse per lo stesso motivo ma i motivi sono in corso d’accertamento. Mentre si stava procedendo all’arresto dei due detenuti, un poliziotto è rimasto coinvolto, riportando la frattura di due costole, con una prognosi di tre settimane.