La Boldrini entra nel Pd, ora è al governo col M5S. Il web si scatena: «Fate ribrezzo»

Sembrava politicamente finita, Laura Boldrini. Becca solo i voti dei fedelissimi, quelli che sul web, per ironizzare su di lei, chiamano i quattro gatti rossi. Fa le riunioni – sempre citando le battute che girano sui social – nelle vecchie cabine telefoniche. È uno dei personaggi più criticati, su Fb è presa di mira con sfottò e critiche. Di lei si ricorda solo la voglia di spalancare i porti perché siamo tutti clandestini e le accuse di intolleranza rivolte ai residenti che protestavano per i campi rom. Sorpresa: c’è il grande ritorno.

Sì, perché la Boldrini ha annunciato -in un’intervista a Repubblica – l’addio a Leu per entrare nel Partito democratico. Va con Zingaretti. Ergo, in un partito di governo. Il risultato? A cantarla come Rovazzi, andiamo a comandare. E magari a farsi i selfie mossi alla Guè Pequeno. Trova anche una scusa politica, Laura Boldrini: «Con la destra peggiore di sempre non è più tempo di piccoli partiti e di fare troppi distinguo. A forza di farlo rischiamo solo di estinguerci, mentre la destra va sfidata e contrastata con l’azione di un grande soggetto politico capace di incidere sulla società. Un soggetto che si batta contro ogni forma di disuguaglianza sociale, territoriale e di genere».

Niente di nuovo, quindi, Solita fuffa fatta di dosi di buonismo spruzzato sul minestrone Pd-MS5. La Boldrini spiega che «da tempo» aveva maturato questo passo, «perché già alle Europee avevo votato Pd. Poi con la crisi di governo siamo arrivati a oggi. Ho atteso che fossero scelti ministri e sottosegretari perché non volevo assolutamente che il mio passaggio potesse far pensare a qualcuno che miravo a qualche incarico», mette in chiaro.

Poi quel post di Grillo, con la famosa domanda: cosa succederebbe se ti trovassi in macchina con la Boldrini? «Non riesco a dimenticarlo«, risponde. «Quell’attacco inaugurò una strategia violenta e spregiudicata che ha danneggiato me e anche la mia famiglia. Ma non ho fatto e non farò politica con le categorie del risentimento e del rancore. Il Paese ha bisogno di archiviare la stagione dell’odio».

La rabbia esplode sui social, un po’ ovunque, anche nei militanti grillini. È una valanga di amara ironia, critiche ferocissime e sfottò irriverenti. «Siamo alla frutta», «fate ribrezzo», «vergogna infinita», «ci mancava solo la Boldrini». Duri attacchi a Di Maio: «Come puoi consentire una cosa del genere? Allearsi con la Boldrini è peggio che allearsi con Renzi». Ma la sceneggiata del governo giallorosso prevedeva anche questo abbraccio. Era scritto nel copione.