ITALIA, TAGLIA LA GOLA ALLA NEONATA E NASCONDE IL CORPO SENZA VITA IN GIARDINO

Ci sono storie dell’orrore, storie che fanno rabbrividire soprattutto chi, una figlia, l’ha sempre desiderata e non ha potuto averla. Il destino, a volte, fa grossi danni.

Il detto “dare i figli a chi non li merita” non ha affatto torto, dato che, sempre più di frequente, la cronaca di porta in luce cosa le madri compiono ai danni dei loro piccoli.

Maltrattamenti, punizioni, sevizie, sino ai casi estremi, quelli in cui i corpicini vengono ritrovati, privi di vita, morti di stenti o martoriati. Lo abbiamo visto con Elena Del Pozzo e con Diana Pifferi ma in Italia ce ne sono tanti casi che hanno suscitato un forte clamore mediatico.

Non si può rimanere in silenzio dinnanzi ad un elenco interminabile di vittime innocenti che hanno perso la vita o che hanno rischiato di morire a causa della furia omicida delle loro madri. Si, avete capito bene, succede anche questo.

Il caso di cui vi parlerò arriva da Lecce, dal Salento, dunque, meta turistica pugliese per eccellenza. Stavolta non starò ad elencarvi le bellezze storico- naturalistiche di questa splendida città o le sue secolari tradizioni, ma vi racconterò quanto, di agghiacciante, si è consumato.

Per una 35enne della provincia di Lecce, che si trova attualmente ai domiciliari, è stato chiesto il rinvio a giudizio. Su di lei pende un’accusa terribile: tentato omicidio aggravato. La donna, stando ad una prima ricostruzione dei fatti, che è stata fatta da Veronica Valente su LeccePrima,  avrebbe partorito la sua piccola da sola, in casa e, dopo averla preso in braccio, le ha tagliato la gola, avvolgendo il suo corpicino in un telo mare abbandonato in giardino.

I fatti risalgono al 23 luglio 2021. E’ stato il compagno della 35enne, allertato dl pianto della neonata, a chiamare immediatamente i soccorsi. Grazie all’intervento tempestivo dell’uomo e all’abilità dei medici, è stato scongiurato il peggio. Madre e figlia avrebbero rischiato il decesso. La donna, infatti, quando  soccorritori sono giunti presso l’abitazione, era riversa  sul pavimento della cucina, con una grave crisi emorragica in corso, rischiando di morire dissanguata.  La piccolina, sottoposta alle cure del caso, ce l’ha fatta.

Intanto cresce l’attesa per la prima udienza del processo, con rito ordinario, fissata al 7 dicembre, dal momento che è stata respinta la richiesta della difesa della donna di procedere con rito abbreviato, condizionato da una perizia sulla capacità di intendere e volere. Ad aggravare il quadro di per sé agghiacciante, vi è il fatto che la donna, in passato, si è resa responsabile di un altro episodio altrettanto macabro.

Avrebbe nascosto il feto, privo di vita, in una valigia sotto al letto, dopo averlo avvolto in stracci di cotone che erano stati chiusi, alle estremità, con un filo di ferro. L’involucro contenente il cadavere era stato posto, infine, in dei sacchetti di plastica. Il ritrovamento, anche in quel caso, venne fatto dal marito della 35enne, che segnalò la drammatica scoperta, dopo l’arresto della donna.

Ma cosa si nasconde dietro tutto questo orrore? Qual è il movente sotteso dietro questo tentato omicidio e dietro il rinvenimento del feto senza vita? La difesa della donna ha voluto far eseguire una consulenza, all’esito della quale sarebbe emerso che la stessa imputata avrebbe subito (il condizionale è d’obbligo in questi casi) gravi violenze, perpetrare nel corso degli anni, proprio all’interno delle mura domestiche. Il gip ha ritenuto sufficienti le perizie svolte dagli esperti scelti dalla procura per cui il resto andrà approfondito in fase di dibattimento.