Italia-Israele, la FIFA valuta sanzioni per i fischi all’inno: cosa rischia la Nazionale

La nazionale italiana di calcio ha concluso con una vittoria netta (3-0) il doppio confronto di qualificazione ai Mondiali 2026 contro Israele, assicurandosi matematicamente un posto ai playoff di marzo. Tuttavia, la serata di Udine si è trasformata in un episodio che potrebbe avere ripercussioni disciplinari e diplomatiche, a causa dei fischi rivolti all’inno israeliano prima del calcio d’inizio.

Fischi e possibile sanzione FIFA

Durante l’esecuzione dell’inno israeliano al Bluenergy Stadium, parte del pubblico ha coperto la musica con sonori fischi, episodio che non è passato inosservato né alle telecamere né agli osservatori FIFA presenti allo stadio. Secondo il Codice Disciplinare della FIFA, questo comportamento potrebbe configurare una violazione dell’articolo 17, dedicato a “Ordine e sicurezza durante le partite”. In particolare, si sottolinea che le federazioni sono responsabili dell’ordine sia all’interno che nei pressi dello stadio, e che i comportamenti che disturbano l’esecuzione degli inni nazionali sono punibili con sanzioni che partono da 5000 franchi svizzeri (circa 5370 euro).

Precedenti e casi simili

Non si tratta di un episodio isolato. La FIFA ha già sanzionato in passato comportamenti analoghi: nel 2021, la federazione scozzese fu multata di oltre 9000 euro dopo i fischi all’inno di Israele e l’esposizione di una bandiera ritenuta politica. Nel 2019, la federazione di Hong Kong fu multata di 16mila euro per i fischi rivolti all’inno cinese. La normativa FIFA vieta inoltre “gesti, parole, oggetti o qualsiasi altro mezzo per trasmettere messaggi politici, ideologici, religiosi o offensivi”, lasciando intendere che anche contestazioni collettive come i fischi possono essere sanzionabili.

Contesto politico e tensioni sociali

L’atmosfera prima della partita di Udine era già calda. Scontri tra manifestanti pro-Palestina e forze dell’ordine avevano causato feriti tra giornalisti e agenti, mentre sui social si moltiplicavano appelli al boicottaggio della gara come gesto simbolico contro le operazioni militari israeliane a Gaza. La partita si è svolta regolarmente, ma l’episodio dei fischi rischia ora di aprire un nuovo fronte, anche sul piano diplomatico. La FIGC, secondo fonti vicine alla federazione, attenderà la comunicazione ufficiale della FIFA prima di esprimersi pubblicamente.

Rischi e implicazioni per la FIGC

Dal punto di vista disciplinare, la FIGC potrebbe essere soggetta a una multa di qualche migliaio di euro, senza rischiare sanzioni sportive come penalizzazioni o punti di demerito. Tuttavia, l’episodio rischia di macchiare l’immagine internazionale della Nazionale e riaccendere il dibattito sul comportamento dei tifosi italiani in ambito internazionale. La FIFA, da parte sua, dovrà valutare se includere nella sanzione anche gli incidenti verificatisi fuori dallo stadio, considerato che non si sono svolti sotto la responsabilità diretta dell’organizzazione.

Sport e geopolitica: un binomio difficile

La partita di Udine ha evidenziato quanto sia complesso separare lo sport dalle tensioni internazionali. I fischi all’inno israeliano, le proteste fuori dallo stadio e il clima politico teso sono diventati il riflesso di un malessere più ampio, che travalica il calcio. Ora spetta alla FIFA decidere se e come intervenire, mentre la FIGC dovrà fare i conti con le conseguenze diplomatiche di un episodio che rischia di lasciare strascichi duraturi nel rapporto tra sport e politica.