Israele lancia i Carri di Gedeone: operazione su Gaza, escalation totale
Gaza City – Un’offensiva militare su vasta scala, denominata “Carri di Gedeone,” sta devastando la Striscia di Gaza, con Israele che intensifica la sua campagna contro Hamas. L’operazione, annunciata e pianificata da tempo, ha visto l’avvio di massicci attacchi di terra, con l’obiettivo dichiarato di liberare gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e di sconfiggere l’organizzazione islamista.
L’offensiva, iniziata con intensi bombardamenti aerei, ha già causato un bilancio di vittime civili palestinesi drammaticamente alto. Secondo Al Jazeera, almeno 115 persone sono morte nelle ultime 24 ore, con un totale di 370 decessi solo da domenica. Il ministero della Sanità di Hamas riporta un bilancio complessivo di oltre 53.000 morti dall’inizio della guerra, con quasi 3.000 decessi dalla rottura della tregua a marzo.
Un “ultimo avvertimento” e la crisi umanitaria
Fonti della sicurezza citate da Channel 12 hanno descritto i bombardamenti in corso come “l’ultimo avvertimento” per Hamas, suggerendo che Israele spera ancora di raggiungere un accordo per porre fine all’offensiva. Tuttavia, la situazione umanitaria a Gaza è ormai catastrofica. Gli aiuti umanitari sono bloccati da settimane, e la popolazione è alle prese con la mancanza di cibo, acqua, carburante e medicinali.
Donald Trump, pur tradizionalmente alleato di Israele, ha riconosciuto la gravità della situazione, affermando: “Molte persone stanno morendo di fame” e promettendo un intervento. L’Alto Commissario ONU per i diritti umani, Volker Turk, ha espresso la preoccupazione che la situazione possa sfociare in una “pulizia etnica”, definendo la strategia israeliana come una spinta verso un cambiamento demografico permanente a Gaza.
La liberazione di Edan Alexander e le pressioni su Trump
In mezzo a questo dramma, Hamas ha liberato Edan Alexander, ostaggio con cittadinanza statunitense, a seguito di un dialogo diretto con Washington. I miliziani ora pretendono che Trump faccia pressione su Israele per riaprire i valichi e consentire l’arrivo degli aiuti. “Ci aspettiamo un intervento immediato”, ha dichiarato Taher al-Nunu, alto funzionario del gruppo palestinese.
L’allerta si estende: raid in Yemen
L’escalation del conflitto non si limita a Gaza. Dopo l’attacco missilistico degli Houthi, che ha fatto scattare l’allarme antiaereo a Tel Aviv, Israele ha risposto con raid aerei su Hodeida e Salif, in Yemen. Il premier Netanyahu ha annunciato che “non ci fermeremo” finché “tutte le infrastrutture degli Houthi” non saranno distrutte.
Un piano segreto: il trasferimento di palestinesi in Libia?
Lo scenario è ulteriormente complicato da una clamorosa rivelazione della NBC News. L’amministrazione Trump starebbe valutando il trasferimento permanente di fino a un milione di palestinesi in Libia. Il piano, secondo la fonte, sarebbe già in fase avanzata, con contatti avviati con le autorità libiche. Se confermata, questa mossa rappresenterebbe una svolta geopolitica senza precedenti, con potenziali implicazioni enormi per il diritto internazionale e la ridefinizione demografica dell’intera regione.
Una guerra senza freni?
L’impressione è che ogni freno sia stato tolto. Mentre l’operazione “Carri di Gedeone” si intensifica, il mondo osserva con crescente preoccupazione una guerra che sembra appena cominciata nella sua fase più cupa, con conseguenze umanitarie e geopolitiche di proporzioni incalcolabili.