Israele attacca l’Iran, esplosioni a Teheran. Netanyahu: “Colpito il cuore del programma nucleare”
La notte scorsa il cielo sopra Teheran si è illuminato come in pieno giorno, segnando l’inizio di uno dei conflitti più intensi e complessi degli ultimi decenni. Intorno alle due ora locale, le prime deflagrazioni hanno squarciato il silenzio, seguito da una serie di attacchi mirati che hanno colpito quartieri residenziali, basi militari, centrali operative e, in modo particolarmente grave, installazioni nucleari iraniane.
L’operazione, condotta dall’aviazione israeliana, rappresenta il più imponente attacco contro il territorio iraniano dall’inizio delle tensioni tra i due Paesi, ormai riaccesesi su scala globale. Le autorità di Teheran hanno immediatamente dichiarato lo stato di “guerra totale”, con immagini che mostrano fumo nero sopra la capitale, sirene d’allarme e scene di panico nelle strade. Tra le vittime ci sarebbero anche bambini, colpiti mentre dormivano in aree residenziali, secondo quanto riferiscono fonti ufficiali iraniane.
Attacchi e vittime: un bilancio drammatico
Le forze israeliane hanno rivendicato l’operazione, annunciando di aver colpito sei città strategiche, tra cui Natanz, epicentro del programma di arricchimento dell’uranio, e diverse basi militari intorno a Teheran, Tabriz, Esfahan, Arak e Kermanshah. Sono stati uccisi almeno due scienziati nucleari di rilievo, Mohammad-Mehdi Tehranchi e Fereidoun Abbasi, ex capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran. Inoltre, sono stati eliminati anche il capo di Stato maggiore delle forze armate iraniane, generale Mohammad Bagheri, e il comandante dei Pasdaran, generale Hossein Salami.
Il clima di caos e incertezza si è acuito con la conferma della morte di Bagheri e la notizia che Salami si trovava tra le vittime degli attacchi. La leadership militare iraniana ha reagito con fermezza: il leader supremo Ali Khamenei, sebbene apparso in video per rassicurare la popolazione, è risultato ferito un consigliere di fiducia, Ali Shamkhani, ora in condizioni critiche.
Risposte e minacce di rappresaglia
Il governo iraniano ha immediatamente convocato un vertice d’emergenza, denunciando Israele e gli Stati Uniti come responsabili dell’attacco e promettendo una “vendetta inevitabile”. La dichiarazione ufficiale del Ministero degli Esteri iraniano ha accusato gli Stati Uniti di aver coordinato l’operazione, sottolineando che l’Onu autorizza Teheran a rispondere in modo proporzionato e legittimo.
Dall’altra parte, la Casa Bianca ha preso le distanze, con il presidente Donald Trump che ha convocato una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale e il segretario di Stato Marco Rubio che ha affermato: “Gli Stati Uniti non sono coinvolti, ma difenderanno il proprio personale nella regione”. Tuttavia, in Iran si sostiene che gli Usa siano complici e che questa sia solo l’inizio di una escalation.
Situazione di crisi e misure di emergenza
In Israele, l’allerta è massima: lo spazio aereo è stato chiuso, i voli da e per Tel Aviv cancellati e sono stati adottati lockdown nelle città della Cisgiordania. Le forze armate israeliane stanno rafforzando i presidi lungo i confini settentrionali, pronti a rispondere a eventuali attacchi con missili e droni provenienti dall’Iran.
Il nome dell’operazione, “Nazione di leoni”, simboleggia la volontà di mostrare forza e determinazione. La reazione iraniana, invece, si preannuncia dura e senza esclusione di colpi, con i vertici militari che promettono “una dura punizione” contro Israele.
Un nuovo fronte nel cuore del Medio Oriente
L’attacco di ieri segna un cambio di paradigma: Israele ha deciso di agire per primo, senza attendere provocazioni dirette. La regione si trova ora in una fase di alta tensione, con il rischio di un conflitto su larga scala che potrebbe coinvolgere più attori e destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente.