Isolare gli anziani invece di chiudere tutto. L’idea “eretica” per salvare l’Italia

 

Roma, 30 ott – Ribaltare completamente il punto di vista: non bloccare una nazione intera, ma mettere in sicurezza le persone più fragili. Quella che fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria era stata bollata come “un’eresia”, ipotizzata solo da una minoranza di virologi e sostenuta da voci controcorrente come Nicola Porro, è un’idea che inizia a circolare anche nel “mainstream”. Non è un caso infatti che oggi sia Repubblica che Corriere della Sera abbiano pubblicato studi e articoli che vanno proprio in questa direzione.

La ricerca dell’Ispi: lockdown per gli anziani

Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari rilancia questo studio dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) dal titolo “Il lockdown per gli anziani può servire?“, che propone sostanzialmente una soluzione intermedia tra un confinamento totale e la possibilità di lasciar correre il virus senza controllo. Isolando gli anziani e i fragili si potrebbe infatti evitare fino al 98% delle morti causate dall’ipotesi di un virus libero di circolare senza alcuna restrizione. Ovviamente oltre ai dubbi di natura etica e culturale, ci sono delle difficoltà logistiche non da poco. Quante persone andrebbero isolate? Gli ultraottantenni sono il 7,2% della popolazione, mentre se si prendesse in considerazione la fascia degli over 70 arriviamo al 17,1%. Considerando anche le difficoltà affrontate dagli anziani, come isolarli dai parenti? E il rimanere a casa in isolamento dovrebbe essere un’imposizione, con annesse sanzioni, o solo una “forte raccomandazione”?

L’immunità di gregge “tout court” non è sostenibile

Come spiega Matteo Villa, autore della ricerca, “a pandemia in corso non esiste un “ottimo”, ma solo un “meno peggio”. Siamo dunque tutti alla costante ricerca di un compromesso”. Insomma bisogna fare una seria analisi costi-benefici, ma con la consapevolezza che “ogni nuovo lockdown mette a rischio la stabilità finanziaria e, in poche parole, il futuro del nostro Paese”. Pensare altrimenti rispetto ad una chiusura totale non è dunque un’eresia, ma la strada stando a quanto sostenuto dall’Ispi non può essere la “strategia dell’immunità di gregge”. Arrivare al contagio del 70% della popolazione vorrebbe dire circa “42 milioni di contagiati e tra i 430.000 e i 700.000 decessi in più per il solo obiettivo di rallentare la circolazione virale. Un numero di decessi simile sarebbe equivalente ad attendersi tra il 65% e il 110% di decessi in più rispetto a un anno-tipo (nel 2019 i decessi in Italia sono stati 647.000, ovvero circa l’1,1% della popolazione). Decisamente troppi. Senza contare la pressione sul nostro sistema sanitario: è probabile che le persone che necessiterebbero di cure in terapia intensiva sarebbero circa 110.000″.

I numeri a sostegno del lockdown selettivo

Dunque ecco che entra in scena l’ipotesi del lockdown selettivo. “In Italia l’82% dei deceduti per Covid aveva più di 70 anni e il 94% ne aveva più di 60 anni”, scrive sempre Villa. “È d’altronde naturale che sia così: è ormai noto che la letalità plausibile del virus cresce esponenzialmente con l’età, uccidendo meno di 5 persone su 10.000 nella fascia d’età 30-39 anni, ma oltre 7 persone ogni 100 tra gli ultra-ottantenni (vedi grafico qui sotto).

Dunque prendendo in esame la letalità del virus per fasce di età, lo studio ipotizza le conseguenze e i benefici di un lockdown selettivo di conseguenza. Se non isolando nessuno la mortalità diretta del virus si aggirerebbe intorno allo 0,8% della popolazione, il dato verrebbe dimezzato già solo se si isolassero gli ultraottantenni (0,39%). Selezionando invece anche gli over settanta il crollo delle morti sarebbe già drastico: 0,2% (120 mila decessi) con un -74% rispetto all’ipotesi di un virus libero di circolare (che causerebbe secondo le stime dell’Ispi 460 mila morti). Andando invece ad interessare gli over 60 e gli over 50 la mortalità verrebbe pressoché azzerata: 0,07% (43 mila morti) se si isolassero gli ultra sessantenni e 0,02% se si isolassero gli over 50.

Isolare gli over 60

La soglia dei 60 anni resta probabilmente la più idonea rispetto all’ipotesi “eretica” del lockdown selettivo.  Con gli over 60 al sicuro avremmo “un numero di decessi annui inferiore all’eccesso di mortalità fatto registrare tra marzo e maggio in Italia nel corso della prima ondata (circa 49.000 persone), malgrado l’attesa infezione di 29 milioni di italiani (ovvero il 70% degli italiani nella fascia d’età 0-59 anni), che sarebbero circa il decuplo rispetto ai 2,5-3 milioni di infetti plausibili nel corso della prima ondata”. Con l’isolamento degli over 60 la mortalità complessiva in Italia aumenterebbe “solo” del 7% rispetto ad un anno tipo. 

Economia in salvo

Sotto il profilo economico l’isolamento a partire dagli over 60 sarebbe la soluzione più sostenibile. “Un lockdown selettivo per fasce d’età permetterebbe di evitare i contraccolpi più severi”, spiega l’Ispi. “In Italia nel 2019 la forza lavoro era composta da 25,9 milioni di persone. Di queste, 2,3 milioni (il 9% della forza lavoro) erano ultra-sessantenni. Salendo di soli cinque anni, i lavoratori ultra-sessantacinquenni si riducono già a circa 600.000 persone (il 2,4% del totale), mentre se considerassimo solo gli ultra-settantenni ci fermeremmo a circa 130.000 (lo 0,5% del totale). Oltretutto, per una certa fetta di queste persone isolamento non deve necessariamente significare assenza di lavoro, perché rimarrebbe disponibile l’opzione del remote working”. 

Una minore pressione ospedaliera

Rispetto alla pressione ospedaliera poi, “tra chi a causa di Covid-19 necessita di essere ricoverato in terapia intensiva, una persona su due ha più di 63 anni. Tre persone su quattro hanno più di 56 anni. L’età mediana dei ricoverati in terapia intensiva è nettamente più bassa rispetto all’età mediana dei deceduti (63 vs 82 anni) perché, a parità di gravità dell’infezione, una persona molto anziana beneficia in misura minore di un supporto respiratorio rispetto a una persona meno anziana. L’isolamento selettivo sembrerebbe all’apparenza meno efficace, perché sarebbe necessario estenderlo a fasce di popolazione sempre più ampie. Invece anche in questo caso i numeri dimostrano che, isolando in maniera efficace gli ultra-sessantenni, si potrebbe ridurre di quasi i tre quarti la pressione sul Sistema sanitario. Per fare un esempio, il picco di ricoverati in terapia intensiva in uno scenario simile a quello del marzo scorso sarebbe stato di 1.200 circa, anziché di 4.068″.

In un’epidemia non ci sono “pasti gratis”

Restano ovviamente tutta una serie di difficoltà, soprattutto sul piano logistico. “E’ impensabile trovare soluzioni abitative diverse per gli italiani ultra-sessantenni: da un lato perché il loro numero rispetto alla popolazione è enorme (si tratta di quasi un terzo degli abitanti d’Italia) e porterebbe a costi proibitivi; dall’altro perché ipotetici luoghi abitativi di raccolta come i Covid-hotel rischierebbero di agire come nuovi luoghi in cui l’infezione possa provocare contagi di massa”. Insomma gli over 60 dovrebbero rimanere in casa, accettando di rimanere lontano magari dai figli e dagli affetti, mentre gli “altri” continuano a lavorare, studiare, vivere. Inaccettabile? Dipende, perché se l’alternativa è quella di rinchiudere tutti dentro casa, mettendo a repentaglio il futuro della nazione, l’istruzione dei nostri figli etc, allora forse l’idea di un lockdown selettivo potrebbe essere l’unica percorribile. 

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