Insultò famiglia sinti sui social: condannato a lavorare gratis
Quattrocento ore di lavoro socialmente utile per aver scritto su Facebook frasi diffamatorie aggravate dell’odio razziale.
La vicenda riguarda un uomo modenese di 46 anni, indagato per razzismo via social, che dovrà lavorare gratis per un ente ancora da definire per i prossimi nove mesi. Lo ha stabilito il giudice che ha accordato la messa alla prova nei confronti dell’uomo che ora potrà ottenere la sospensione del procedimento a suo carico a fronte dello svolgimento di 400 ore di lavoro non retribuito.
I fatti
Per capire quanto accaduto, bisogna fare un passo indietro. L’episodio alla base della vicenda giudiziaria risale infatti al 2014, quando un 50enne di origine sinti aveva deciso di fare denuncia dopo aver letto su Facebook diverse frasi offensive rivolte alla sua famiglia e alla presenza di sinti nella zona. Le offese erano state scritte a commento di un articolo giornalistico relativo al campo nomadi dove l’uomo viveva con i suoi parenti: le frasi pubblicate sul social incitavano a incendiare l’area e facevano anche riferimento ai campi di sterminio. E così la procura aveva aperto un fascicolo. Undici, come riporta il Resto del Carlino, le persone chiamate a rispondere dei post razzisti. Di queste, in sei andranno a processo il prossimo 20 febbraio.
La messa alla prova
L’avvocato del 46enne ha presentato domanda di messa alla prova per il suo assistito. Il giudice ha accordato la misura e ora l’uomo potrà ottenere la sospensione del procedimento a suo carico a fronte dello svolgimento di 400 ore di lavoro socialmente utile. Inoltre, il giudice ha anche stabilito che il 46enne dovrà impegnarsi in azioni risarcitorie o riparatorie nei confronti dei destinatari delle offese scritte su Facebook. Una prima proposta di un versamento pari a 500 euro a favore di una associazione che rappresenta le comunità dei sinti è già stata rifiutata. E così l’uomo avrà due mesi di tempo per presentare una offerta risarcitoria migliore alla famiglia di origine sinti, che si è costituita parte civile.
Solo dopo aver svolto le 400 ore di lavoro e risarcito il 50enne, il cittadino modenese potrà vedere chiuso l’intero caso. Ma la vicenda resta aperta per altre persone, tutte residenti a Modena. Il prossimo 20 febbraio infatti sei indagati, iscritti nello stesso fascicolo del 46enne, si dovranno presentare davanti al giudice di primo grado per rispondere della stessa grave accusa.